Tra gli esponenti della “Scuola di Posillipo“, quel gruppo di virtuosi artisti partenopei che furono operativi intorno al 1820-1860, troviamo Alessandro La Volpe (1820-1887), paesaggista che di Posillipo descrisse le spiagge, gli scogli, le barche i turisti, il mare, l’aria.
Fu intraprendente nei contatti, si spostò a Firenze, a Parigi e a Roma, ma viaggiò anche in Sicilia ed Egitto, riportando sempre espressioni e ricordi che lo arricchirono nel suo lavoro di descrittore di luoghi e immagini.
Si diceva che fosse capace di terminare i suoi lavori in poche ore, instancabile quindi ne dipinse moltissimi arrivando ad avere ottime quotazioni e buoni guadagni che purtroppo non fruttarono nei due negozi che aprì, uno a Roma e l’altro a Napoli.
I suoi quadri sono cartoline della costa campana, dipinti con apparente semplicità ma con attenzione per ogni particolare e quella qualità naturalista che ne fanno dei piccoli capolavori.
Le dimensioni sono infatti solitamente ridotte, adatte ad una pittura “en plein air”. Tra cielo e terra, la riviera di La Volpe mostra perennemente un mare calmo e azzurrissimo, dove barche scivolano isolate e tranquille.
Stupende località turistiche, spot per i visitatori forestieri, certo bellissime vedute.
La perfezione, la naturalezza della pennellata, la fluidità del colore caratterizzano le sue opere, dove non di rado personaggi sbucano tra le rupi ad interrompere una pace idilliaca.
Fu eletto professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1870, aprì poi uno studio in via Margutta a Roma dove infine morì.