Joseph Beuys, tedesco scomparso nel 1986, fa parte di quella schiera di artisti attivi soprattutto negli anni ’60 che si distinguono per una caratteristica essenziale predominante: una personalità gigantesca e trascinante che li accompagna durante il loro percorso e gli permette di imporre al pubblico il loro stile innovativo, sorprendente, fuori dagli schemi conosciuti dell’Arte.
Come Manzoni o Fontana, l’esperienza artistica di Beuys parte da un’Arte dove il contenuto concettuale è il soggetto dell’opera per arrivare ad esplorare oltre i confini del pensabile, del conosciuto.
Gli anni ’60, il boom economico, l’avvento delle novità provenienti da oltre oceano, una crescita esponenziale culturale ed economica in Europa che non ha paragoni per il suo grado di densità in così poco tempo. All’interno di questo contesto si collocano Beuys ed altri artisti “sciamani” che ricchi di esperienze ed umanità hanno accompagnato l’ascesa culturale e sociale Europea creando, superando i limiti, dimostrando che tutto si poteva fare e quasi tutto in effetti è stato fatto nell’Arte fino ad arrivata al punto dove il sublime ed il ridicolo si toccano.
Della personalità sconvolgente di Beuys rimane poco, aviatore durante la Seconda Guerra Mondiale, viene abbattuto in Crimea e gravemente ferito. Fu poi fatto prigioniero dagli Inglesi fino alla fine del conflitto. Nel 1961 ottiene la cattedra di scultura monumentale alla Kunstakademie di Düsseldorf.
Parlare dei suoi lavori senza di lui è difficile, tanto è il contributo personale che dava nel renderli interessanti. Come un re Mida trasformava in oro le sue installazioni, le sue lezioni, le sue performance.
Le opere rimaste descrivono marginalmente l’evoluzione del pensiero di Beuys perchè purtroppo restano solo foto in bianco e nero delle installazioni e delle performance, mezzo espressivo di cui si servì spesso e che contribuì a diffondere per primo.
Delle lezioni metafisiche, quando veniva idolatrato al punto che perfino le lavagne dove scriveva divenivano pezzi da collezione, pochi addetti ai lavori ne hanno ricordo e sui libri di storia dell’Arte è spesso citato velocemente. Sei lavagne furono acquistate dal Comune di Perugia nel 1980. Oggi i pannelli costituiscono opera permanente in esposizione a Palazzo della Penna, adattato a sede museale.
Fu lui ad esporre per primo cavalli vivi, non imbalsamati come ha fatto Cattelan o Hirst, introdusse l’uso di materiale biodegradabile come il grasso con il quale realizzò molte opere ma di cui è rimasto poco. Si interessò ad un’Arte ecologica, che coinvolgesse le piante, la natura, partecipò nel 1982 all’evento internazionale “dOCUMENTA” a Kassel in Germania con l’iniziativa “7000 querce“, 7000 pietre di basalto acquistabili al costo di una quercia, nel 1987, tutte le pietre erano già vendute ed il suo bosco stava crescendo.
Fu il primo a comporre mosaici di oggetti, alcuni personali, raccolti in teche, scatole, composizioni che hanno influenzato generazioni di artisti per decenni.
Qual è la tematica delle opere di Beuys? Perché il suo seguito impressionante è sproporzionato confrontato a ciò che ha lasciato?
I temi trattati da Beuys sono legati all’uomo in quanto essere facente parte di un organismo chiamato terra. Se inizialmente riversava nei suoi lavori esperienze personali autobiografiche (gli elementi biodegradabili come il grasso animale erano frutto della sua esperienza di aviatore ferito e raccolto da tribù indigene che lo curarono con questa materia), progressivamente lasciava filtrare il vero materiale di interesse comunicativo: la metafisica, l’ecologia, la centralità della fusione umana con le forze universali, l’ampliamento delle facoltà sensoriali dell’uomo, l’Arte come strumento di trasmissione dell’energia vitale in un sistema non conformista. Si spinse oltre formulando teorie economiche globali e dette il suo appoggio alla formazione del movimento dei Verdi in Germania.
Concetti ampi di cui resta ben poco, forse è più giusto dire che Beuys vendeva sogni e ha fatto sognare la sua generazione, sull’onda di questi sogni e di questa energia che dalla sua Arte e quella di altri sognatori come lui si sprigionava, la società è cresciuta avendo appreso la voglia di rigenerarsi e di costruire ciò che è nuovo, di andare ad esplorare anche la sfera dell’impossibile, ribattezzandolo solo col nome di “ancora non sperimentato”.
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