Bronzino – “Allegoria Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”) – 1940/1945

Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”) – 1540/1545

Agnolo Bronzino Venus Cupid and the Time (Allegory of Lust)
Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”) – 1540/1545

Agnolo di Cosimo di Mariano, conosciuto come il Bronzino (1503-1572) fu finissimo pittore fiorentino manierista, ricercatissimo ritrattista della corte dei Medici.

Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”) dipinto dal 1540 al 1545, capolavoro inestimabile del Bronzino, fu donato da Cosimo de’ Medici al re di Francia Francesco I°, certo di soddisfare il suo criterio estetico ma anche il suo libertino appetito figurativo.

Il dipinto, ha la delicatezza e l’infinito virtuosismo del Bronzino e unisce una tecnica inarrivabile con una progettazione curatissima e ricca in tutti i dettagli. Il soggetto è quanto mai enigmatico e molti ne hanno dato interpretazioni diverse al punto che i titoli assegnatigli sembrano frutto di opposte visioni: “Allegoria Del Trionfo Di Venere” e “La Lussuria Smascherata”.

E’ assodato che la lussuria nel quadro spadroneggia in quanto oltre che conclamata nel bacio, è espressa pienamente nella presa della mammella di Venere da parte di Cupido dove si assapora concreta concupiscenza, tra l’altro incestuosa, visto che Cupido è suo figlio.

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Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”, particolare) – 1540/1545

Uno dei punti focali dell’interpretazione dell’opera è il personaggio del “Tempo” dagli occhi sgranati, calvo, la barba bianca e le braccia possenti che spalanca il telo azzurro e rivela o meglio scopre l’incestuosa tresca.
Che sia il tempo lo si capisce dalla clessidra e l’ala che spunta sulla sua schiena ma… non è detto che sia l’interpretazione corretta.

Il dio del tempo, Kronos è tra l’altro già lui stesso soggetto di dibattito, in quanto sembra che in principio i greci avessero in realtà due dei: Chronos e Kronos e per un errore di traduzione si fossero ridotti ad uno.
Chronos era appunto il dio del tempo, chiamato anche Kairòs, l’opportunità e veniva rappresentato, nelle rare figure pervenute, come un giovane dalle ali ai piedi o sulle spalle, dalla testa rasata sulla nuca e un ciuffo di capelli lunghissimo sulla fronte.

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Il dio greco Kairos – bassorilievo parte di un sarcofago neoattico del II° secolo a.C. copia del bronzo originale, perduto

Tutt’altro era invece Kronos, identificato con Saturno, il dio padre di tutti gli dei che di questi faceva scempio ingoiandoli.
E’ possibile che il Bronzino non sia stato a conoscenza della più antica mitologia greca ed abbia rappresentato Kronos = Chronos nella sua identità più comune del “dio del tempo”, ma è possibile anche che il Bronzino possa aver voluto rappresentare altro.

E’ risaputo che Venere aveva avuto il figlio Cupido non da Vulcano, suo sposo ma da Marte. Il caso vuole che spesso il Vecchio Vulcano sia rappresentato appunto con il cranio calvo, la barba e i capelli bianchi, il corpo possente (Tintoretto, “Venere, Vulcano e Cupido” del 1560).
In questo caso gli occhi sgranati dal furore del dio fabbro sarebbero più che giustificati nel vedere la moglie Venere che, come in una “soap opera” se la spassa con aitanti giovani incurante del grado di parentela e soprattutto di lui, suo sposo!

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Pontormo – Venere E Amore – 1533

Prima di addentrarci nell’opera, è doveroso ricordare che il soggetto è stato probabilmente ripreso da un olio su tavola del Pontormo del 1533 “Venere E Amore”, di cui Bronzino fu pregevolissimo allievo. Alcuni particolari sono infatti pervenuti anche nella sua versione, come il drappo azzurro, la mano della Venere intenta a prendere una freccia di Cupido e le due maschere sullo sfondo .
A sua volta, il quadro realizzato dal Pontormo, fu dipinto sul progetto di uno studio attribuito a Michelangelo, “Venere e Amore” (il cartone del 1532 conservato a Napoli al museo di Capodimonte è una probabile copia di un alievo), di cui praticamente ricalca il disegno.

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Venere e Amore – Cartone attribuito a Michelangelo, conservato a Napoli museo di Capodimonte – 1532

La versione del Bronzino ci offre una stupefacente composizione di corpi dalle pelli levigatissime e bianche, rifinite da ombre leggerissime, capigliature lucenti di riflessi e curatissimi ricci. Una qualità pittorica eccellente che risalta nei tre corpi nudi piuttosto che nel resto della composizione e che rischia di perdersi nella complessità della trama narrativa della figurazione, tanto è elaborata e coinvolgente.

Da notare è l’importanza data al putto di destra, forse non necessario nella storia narrata dall’opera, ma essenziale nella rappresentazione allegorica della “Lussuria” poichè, intento a lanciare petali di rosa, rappresenta le gioie carnali dell’amore e la soddisfazione sessuale.

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Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”, particolare “L’Amore Carnale”) – 1540/1545

Il gesto più evidente di Cupido, con la mano pregna di cupidigia a stringere il capezzolo della dea, assieme all’amoreggiare delle bocche, giustifica il titolo “Allegoria Della Lussuria”. Più oscuro è lo scopo dell’altra mano del dio Amore, intento nel cercare di accaparrarsi il diadema di Venere. Che dire invece della mano furtiva della dea, astutamente sollevata alle spalle del figlio per sfilargli una freccia carica di passione mentre è distratto nell’effusione amorosa!

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Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”, particolare) – 1940/1945

Un quadretto familiare assai particolare, che giustifica la figura a destra sullo sfondo. In quel punto, nascosta dietro al putto intento a lanciare petali di rosa, simbolico dell’ esplosione orgasmica, è posta appropriatamente la figura allegorica della “Frode”, dal viso angelico ma espressione maligna, le mani scambiate che stringono uno scorpione e miele e dal corpo e la coda di serpente squamato.

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Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”, particolare), particolare “La Frode” – 1540/1545

Ai suoi piedi, le maschere di giovane e vecchio, particolare pervenuto dal disegno michelangiolesco, ovviamente importante simbolo, cardine di tutta l’opera, dai risvolti metafisici sfocianti nelle leggende alchemiche.

Sul lato di sinistra, affiorano il volto della “Gelosia” e della “follia indotta dall’amore” e quella che dovrebbe essere “La Verità” che forse sostiene o forse aiuta a smantellare la copertura del drappo azzurro che celava i due dei amanti al dio barbuto.
Ai piedi di Cupido, una colomba, da sempre simbolo di pace, quasi calpestata in quanto l’armistizio del quadro è di semplice facciata e truffaldino.

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Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”, particolare “La Gelosia”) – 1540/1545

Infine, il dio del tempo Kronos (oppure Vulcano?) ci regala un ultimo enigma: Perché è rivolto non ai due traditori, come dovrebbe essere nell’ordine logico delle cose, visto che li sta scoprendo in fragrante convitto adultero e incestuoso ma al volto di donna sulla sinistra, “La Verità” e pare che a lei rivolga il suo sguardo fulminante? A questo punto ci assale un altro dubbio: Il barbuto dio (Vulcano o Kronos che sia) sta effettivamente togliendo il drappo azzurro che funge da copertura o lo sta invece sorreggendo complice?

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Bronzino – “Allegoria Della Lussuria o Del Trionfo Di Venere” (“La Lussuria Smascherata”, particolare) – 1540/1545

Il re di Francia, famoso per il suo gusto libertino fu estasiato dall’opera.

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