Si è da poco conclusa nella pazza Inghilterra, la prima mostra interattiva dedicata completamente al mondo canino organizzata da Dominic Wilcox.
Impossibile? Sorprendente? No, assolutamente non ci sorprendiamo più di niente e questa iniziativa la classifichiamo tra quelle certo più curiose e divertenti.
Dominic Wilcox è un artista, designer inglese che ha basato la sua carriera sull’interpretazione personale di oggetti di uso comune ristrutturati nei modi più strani con una riscoperta del ready-made, sulla progettazione di nuove attrezzature che si applicano agli usi più inconsueti e che vogliono prima di tutto stupire provocando, un esempio? Le scarpe con il GPS integrato che ti guidano a casa.
Per altre stupende trovate consultate il suo sito, c’è da divertirsi.
E’ quindi perfettamente in linea con il suo pensiero innovativo e provocatorio la mostra per cani che si è svolta nella Ugly Duck Gallery a sud-est di Londra.
La “Contemporary Art for Dogs” ha avuto successo? La critica l’ha esaltata? Non lo sappiamo, i cani non ce lo hanno detto, o meglio non ne siamo sicuri, anche se guardando i video pare che i protagonisti assoluti dell’evento si siano divertiti.
Dominic Wilcox non ha trascurato niente: molto apprezzati i quadri ad altezza di cane fatti da diversi autori che hanno usato i colori visibili allo spettro del loro occhio, ma anche le citazioni colte come Pistoletto (specchi di vari colori) e abbeveratoi a foggia di moderne fontane.
L’attenzione cinofila è stata attratta soprattutto da quelle opere interattive alle quali si sono appassionati tanto i cani quanto gli uomini. Gettonatissima è stata la ciottolona ricolma di palline, a sbeffeggiare le molte istallazioni che negli ultimi anni si sono costruite in stazioni, saloni, o all’aperto specialmente in Inghilterra (Martin Creed – Work N°. 200, Half The Air In A Given Space; Charles Petillon – Heartbeat, 2015), anche se il pezzo forte è sembrato essere la simulazione di un giro in auto.
Seduti dietro la sagoma di cartone a forma di auto, c’erano le postazioni individuate come oggettivamente migliori per far assaporare ai cani la freschezza del finestrino aperto ricostruita con un ventilatore, a cui si aggiungevano vari aromi: prosciutto, pesce, carne, pollo, scarpa vecchia, maglietta sudata.
Si potrebbe frettolosamente accantonare questa iniziativa assieme ad altre non meno curiose come la mostra di Lana Newstrom, “Invisible Art“ del 2014, non la si può però accomunare filosoficamente a quelle di Jannis Kounellis (1936) degli anni 60′, dove c’erano sì, animali vivi, nelle gallerie ma non come spettatori, bensì come opere d’Arte viventi e l’intento era più sarcastico, provocatorio, rivoluzionario.
Non c’è questo intento nella mostra di Wilcox, non c’è nessun accenno polemico e sì che l’Arte contemporanea ne ha forniti molti di possibili appigli contestabili, di oggetti, sculture, dipinti elevati a opere d’Arte che in verità non valgono niente. Wilcox si fa sfuggire questa occasione di dissacrazione artistica e purtroppo resta fedele al suo intento di creare una piccola galleria per cani.
Ad ogni modo, questo mix tra parco giochi e mostra d’Arte è sembrato interessare oltre che i cani, anche i padroni, pronti a vezzeggiarli e viziarli con ogni mezzo, anche quello culturale.