Federico Pietrella nasce a Roma nel 1973, ma lavora e vive a Berlino.
Una delle sue attitudini artistiche più caratterizzanti è il metodo di pittura. Federico Pietrella dipinge il tempo, o meglio dipinge con il tempo, quasi a volerlo tenere in questo modo costantemente sotto controllo.
Potrebbe sembrare una pura argomentazione filosofica, in realtà i quadri di Pietrella sono un insieme di date.
Il suo pennello è infatti un timbro datario, con questo, inzuppato del normale inchiostro scuro, costruisce i suoi paesaggi, i suoi ritratti, i suoi autoritratti, usandolo come elemento chiaroscurale in tonalità che vanno dal bianco dello sfondo al nero marcato passando per un’infinita scala di grigi.
I suoi lavori nascono da queste pressioni cariche di inchiostro e tra la grande quantità di numeri impressi, rivelano soggetti che sembrano riportarci al romantico sapore delle foto in bianco e nero.
E’ facile paragonare la sua intuizione alla tecnica pointillista nata in Francia nel 1885, costantemente usata da Georges-Pierre Seurat (1859 –1891), che ebbe grande fortuna all’epoca tanto da essere impiegata anche dai pittori italiani, tra tutti ricordiamo Giovanni Segantini (1858-1899). Nell’era contemporanea è doveroso citare Vincenzo Balsamo quale ideale continuatore e reinterprete in chiave astratta di quello stile che fu già definito dai critici italiani “Puntinismo”.
Il Pointillismo di Pietrella ha però un aspetto metafisico che esula dal semplice effetto visivo, dalla semplice ma geniale tecnica creatrice, a ricordarcelo è appunto il tempo che impiega per completare una sua opera, circa due mesi e che è fedelmente testimoniato dalle date impresse, cambiate ogni giorno.
A sottolineare la particolare attenzione rivolta al tempo, nelle opere di Pietrella si assiste alla creazione di scene che del tempo fanno il soggetto principale: personaggi seduti in ipotetiche attese, luoghi in cui il tempo non scorre o manca come gli aereoporti, passeggiate ai giardini dove solitari, del tempo possiamo captare la tangibile consistenza.