Pittore olandese (1592-1656), fu allievo di Abraham Bloemaert, ma l’influenza maggiore l’ebbe da Caravaggio che studiò durante il suo soggiorno a Roma. Impressionato dal pittore lombardo, fu uno degli artisti che più si avvicinarono alla capacità tecnica e alla sua visione pittorica, sia nei soggetti, sia nelle inquadrature, ma soprattutto nei giochi di luci intense contrastate da ombre imponenti.
Come il maestro italiano, colloca spesso le sue scene in ambienti poco illuminati o notturni, per questo fu soprannominato Gherardo delle Notti.
I suoi quadri si caratterizzano per la brillantezza dei colori nelle parti illuminate e forti accostamenti di diverse cromie che danno, nonostante la grande quantità di bruno usato, un aspetto gioioso di festa.
“Allegro Violinista Con Bicchiere Di Vino” del 1623 è un quadro dove Van Honthorst unisce la meticolosità descrittiva fiamminga con le lezioni caravaggesche. Ne esce un lavoro ottimo, impeccabile sotto ogni punto di vista. Brani di pittura eccelsi sono la mano che stringe il bicchiere, perfetta; la descrizione della veste illuminata e l’espressione vivace, dettagliata, vitale con le guance arrossate e la curatissima barba fluente.
Altra parte notevole è il violino, di cui i riflessi e la pittoricità sono degni dei suonatori del Veronese, dipinto perfino nelle fibre del legno, nei nodi minuscoli delle corde. Van Honthorst non tralascia nessun particolare, mantenendosi coerente anche nella pittura della mano che lo sostiene, eccellente tanto da sembrare viva.
Lo sfondo campeggiato da una tenda dai colori ocra e i rossi, decorativo, mantiene la freschezza e la vivacità dei toni esaltando tutta la rappresentazione.
Non ci si accorge che il quadro è per circa un quarto coperto dall’ombra assoluta dei toni di bruno, la luminosità dei colori di tutto il resto prende il sopravvento.
Le differenze con il Caravaggio sono però evidenti: non basta la puntigliosa precisione pittorica, la perfetta coloristica della pelle, l’espressione sentita e i riflessi splendidi dei capelli, la barba e il bicchiere a fare di un buon allievo il creatore di capolavori inimitabili.
Si nota ben presto ad esempio che la luce del volto è eccessiva e anche se questo tende ad enfatizzare la gaiezza della posa, lo appiattisce. Soprattutto, non si ha riscontro se non in poche pennellate, della raffinatezza caravaggesca, di quel dipingere i dettagli nell’ombra, quel sottintendere di anatomie, panneggi, espressioni tra la penombra che fanno delle parti scure del quadro, pezzi di importanza pari a quelle in luce, dipinti con la stessa cura, dove il pennello non riposa limitandosi a grosse pennellate castane, ma al contrario dipinge con la stessa dignità, per poi seminascondere l’operato sotto una velatura castana che lo cela, ma allo stesso tempo ne mostra la perfetta fattura.
Quella non curanza nel rigettare nell’ombra alcune parti del dipinto perfettamente descritte che aveva il Caravaggio, è sintomo di un disprezzo per l’ostentazione pittorica dovuto a una sicurezza di esecuzione, una padronanza della tela che non si ritrova in Van Honthorst né fra i tanti altri pittori post caravaggeschi.
Van Honthorst però a differenza degli altri, oltre ad avere una maggiore capacità pittorica, riesce ad imprimere ai suoi dipinti una caratterizzazione personale, una freschezza e gaiezza nei volti, sconosciuta anche al Caravaggio tetro e severo che solo in pochissimi casi si lascia andare nell’abbozzo del sorriso nei suoi soggetti.
L’aspetto giocoso della soggettistica di Van Honthorst si ritrova in tutta la sua pienezza nel dipinto del 1625, “Il Sensale”, splendido notturno che ci mostra la grande capacità espressiva nella pittura dei volti alla luce soffusa caravaggesca, una visione godereccia e goliardica della donna, ma ci evidenzia anche i suoi limiti: mai il Caravaggio avrebbe lasciato totalmente in ombra le due figure in controluce, brune, in totale assenza di panneggio, senza accenno delle teste, dei capelli, delle espressioni.
Nonostante questo, Gerard Van Honthorst resta uno dei pittori più interessanti del panorama post caravaggesco di cui riesce ad esprimere se non le finezze pittoriche, il forte contrasto di luci ed ombre.
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