Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina – 1622

Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina – 1622

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina – 1622

Barocco, è l’aggettivo più qualificante per questo gruppo scultoreo che Gian Lorenzo Bernini (1598-1680, scultore, architetto, pittore) a soli 23 anni liberò dal bianco, grezzo marmo nel 1622.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina – 1622

Il “Ratto Di Proserpina” è l’esempio di cosa l’uomo può creare partendo da un’idea che si forma lentamente ma inesorabilmente, prima come immagine indefinita, poi sempre più dettagliata fino alla concretizzazione mentale completa.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina – 1622

Parliamo dell’idea, perché la posa complicatissima nella realizzazione, unita allo svolazzo delle capigliature, al tempo non poteva che essere frutto esclusivo della mente e solo in minima parte copia di modelli veri. Superati i canoni classici della scultura, sostenuto dal lento progredire degli attrezzi impiegati, Bernini si avventura nella realizzazione di questo magnifico gruppo scultoreo lasciandosi alle spalle i limiti umani e dando sfogo all’immaginazione, alla possibilità di fare quello che ancora non si reputava possibile.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina – 1622

Il risultato è una composizione spettacolare sotto ogni punto di vista, un’opera imponente che lo spettatore non finisce mai di ammirare, tanta è la finezza e la ricercatezza dell’esecuzione, la ricchezza di particolari, la completezza delle figure che ci costringe a mille girotondi per apprezzarla in tutta la sua perfezione. Davanti, dietro di lato, il Bernini non trascura di curare minuziosamente alcuna parte della sua creazione, facendo di ogni prospetto la visione principale ed essenziale.

Il possente nudo manierista del dio Plutone, dalle cosce come colonne, la barba lavorata in riccioli di marmo, si contrappone nella sua virile solidità alla leggiadria espressa dalla posa di Proserpina che sembra voler spiccare il volo dalle braccia nerborute, strette nella brutale morsa della sua rapina.

La parte più spettacolare dell’opera sono appunto le braccia e le mani di Plutone.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina (particolare) – 1622

Bellissimi i capelli ricamati nel marmo di Proserpina, leggiadri e finemente lavorati, stupenda la plasticità del corpo, l’anatomia impeccabile che si incastra perfettamente nel movimento spiraliforme della composizione, completato dalla potenziata struttura muscolare del dio degli Inferi. Più morbide e leggere di mani reali quelle della dea, dalle dita affusolate, scolpite non con scalpello e mazzuolo ma a colpi di batuffoli d’ovatta.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina (particolare) – 1622

Non si scappa però allo strapotere magnetico che fluisce dalle mani del dio nella presa sulle cosce. Pesanti, avide, affondano con naturalezza e forza tanto da far intendere il loro lasciare il segno sulla pelle morbida, eppure anch’essa di impensabile, duro marmo.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina (particolare) – 1622

Passa in secondo piano la cura delle estremità degli arti della ninfa che da soli potrebbero fare la fortuna di qualsiasi scultura, il panneggio sottilissimo della veste, perfino la complicata, scapigliata, barocca posa dei capelli rispetto alla presa, vero soggetto dell’opera che, nascosta ad una prima visione, si rivela in seguito come particolare fondamentale e di assoluta maestria a chi già ha goduto di tutta la forza estetica sprigionata nel primo totale impatto emotivo.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina (particolare) – 1622

Questo dettaglio della scultura, il più entusiasmante, è stranamente posto di lato ed è uno dei motivi che la rendono completa e obbligatoriamente visionabile in tutte le sue parti.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina (particolare) – 1622

Un’opera perfetta, impeccabile, dove è impossibile pensare di aggiungere o limare qualcosa, dove il Classicismo, il Manierismo, si fondono con lo spirito indomito dell’uomo, dando vita a quello che è il concetto dell’Arte, l’andare oltre il conosciuto, il sostenibile, il già sperimentato, l’annoiante perfezione, aggiungendo quello che in natura in quel periodo non c’era: l’immagine di chiome di marmo fluttuanti, la possibilità di cogliere un movimento vorticoso nell’attimo più intenso ed ibernarlo rendendolo eterno, enfatizzare l’espressione di sgomento della dea rapita, con lacrime di marmo.

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Gian Lorenzo Bernini – Il Ratto Di Proserpina (particolare) – 1622

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