Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati – 1912

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati – 1912

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati – 1912

Tra gli artisti sacrificati in nome di ideologie politiche contrastanti e protagoniste più dell’Arte stessa che professavano, possiamo trovare Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), pittore, scultore, regista, fotografo, scrittore  romano ma di origini novaresi.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

Come fu per molti artisti che in Germania vennero prima idolatrati per il loro talento, poi presi ad esempio dal regime esistente, glorificati, infine seguirono le sorti dello stesso regime quando finì nella polvere, così fu per Giulio Aristide Sartorio. Esaltato già prima dell’inizio del secolo per la sua indiscussa bravura, mitizzato per le sue opere e per la sua vita, fu osannato dal regime fascista per poi essere riposto nel cassetto dei dimenticati e degli scomodi dai nuovi vincitori di turno. Resta immortale però, tra le tante opere di Sartorio l’impressionante “Fregio della Camera dei Deputati” del Parlamento italiano.

Viene ovvio pensare che se non ci fosse stato un certo tipo di ideologia diffusosi in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale che appunto tendeva ad accantonare gli artisti (e pochi furono risparmiati) marcati con un segno ideologico opposto, quest’opera sarebbe conosciuta e celebrata non solo in tutta Italia, ma in tutto il mondo come esempio di sublime Arte italiana di inizio ‘900. Dai risvolti Liberty, invece permane semisconosciuta ai più, nonostante che quasi ogni giorno alla televisione, durante i telegiornali, ne venga inquadrato di sfuggita qualche pezzo. Inverosimile? Eppure è così.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

In alto, sopra le discussioni politiche che tanto ci amareggiano in questi anni, oltre i discorsi scritti a tavolino e letti con più o meno enfasi, veritieri o beffardi, truffaldini o disinteressati, oltre le votazioni a scrutinio segreto dove mai i voti sono quelli che si pensava, oltre l’assenteismo, i ronfii di politici ormai alla frutta, più su delle logiche di partito, della compravendita dei voti, del sarcasmo fatto sulla pelle della gente, lì a confine col soffitto a vetrata , ci verrebbe da dire tra il paradiso arioso di fuori e l’inferno dell’agone politico sotto, lì si estende per tutta la circonferenza dell’aula di ben 105 metri il fregio dipinto da Giulio Aristide Sartorio fra il 1908 e il 1912.

50 pannelli alti 3,75 metri di sfondo chiaro si susseguono per 105 metri, arrivando ad una estensione complessiva di circa 400 metri quadrati di tela. Sartorio si scatenò, preda di un gioioso furore, nel dipingere con la tecnica ad encausto le circa 300 gigantesche figure tra umane e cavalli ovviamente imbizzarriti. L’opera enorme fu eseguita in 930 giorni, Sartorio si avvalse delle più moderne tecniche fotografiche per aiutarsi nella stesura delle scene. Fu per questo criticato ma bisogna ammettere che il metodo da lui escogitato era ingegnoso e gli permise di terminare l’opera più velocemente. Fece posare i soggetti sdraiatati per terra, con i vestiti bagnati e aderenti in modo che potessero risultare fluttuanti nell’aria una volta fotografati dall’alto, poi li proiettò sui pannelli di tela che in seguito dipinse comodamente a terra.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

La pittura ad encausto risplende ancora oggi dopo un restauro fatto una decina di anni fa, sotto la luce solare che dall’immensa vetrata filtra dove molto si decide riguardo alla sorte della gente d’Italia. Il fregio starebbe lì a ricordare quale responsabilità hanno i politici talvolta a ragione ingiuriati, narra infatti nelle sue molte scene, delle peripezie della storia d’Italia.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

Nel lato dritto, sopra i seggi del presidente della camera, sono rappresentate le lotte barbariche, decine e decine di corpi si avviluppano in un crescendo di movimenti dove l’evoluzione umana sembra uscire da ogni scontro più rafforzata, nel resto del fregio che circonda la totalità della camera, c’è al centro l’Italia, giovane donna dai capelli scuri sul carro, trainata da baldi destrieri, circondata da gente festante e giovinetti nudi, ognuno dei quali porta un dono.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

Fra svolazzanti drappeggi leggerissimi dai colori pastello e cavalieri dalle anatomie stupendamente modellate, l’icona dell’Italia è accolta dal tripudio con alle spalle la luce della verità.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

Inutile soffermarsi sulla qualità della pittura, Sartorio che già aveva dato prova di essere stupendo artista, volle in quest’opera superarsi e non si basò solo sulla grandezza ma sul cesello delle figure, delle vesti, degli animali, dei volti fin nelle espressioni. Delicato nei colori, ma deciso nel disegno, il “Fregio della Camera dei Deputati” o “Fregio Sartorio” è un tripudio di spumeggiante vitalità, festosa esaltazione della patria.

Sartorio fu incaricato dell’opera dall’architetto Ernesto Basile, certo per i meriti che già aveva raccolto come pittore.

Infatti fin dalla giovanissima età, figlio d’Arte, si era dimostrato precoce allievo e aveva iniziato dipingendo quadri che poi vendeva firmati da altri. La sua prima esposizione fu nel 1882 a Roma dove presentò l’intensa opera “Malaria” dalle dimensioni  che superano il metro di altezza per i due di lunghezza.

Giulio Aristide Sartorio – Malaria – 1882

La sua ambientazione era il Realismo, scrittore, conobbe D’annunzio, Carducci, Scarfoglio. Nel 1886 illustrò il romanzo di D’Annunzio “Isotta Guttadauro”, fu influenzato dai “Preraffaelliti”, dalle tendenze Liberty, fu in contatto con i “Simbolisti” tedeschi, ebbe insomma fama e scambi tra le maggiori menti creatrici europee. In Italia fece parte del “Gruppo dei Venticinque”, pittori paesaggisti romani ed è in quel periodo, dopo aver raccolto premi e onorificenze in Europa che gli venne affidata la realizzazione del “Fregio della Camera dei Deputati“.

Per pochi anni insegnò all’Accademia di Roma poi partì volontario per la Prima Guerra Mondiale. Anche da questa tragica esperienza riuscì a estrapolare prove d’artista esemplari, ferito, ritornò al fronte e dipinse quadri realisti dove la drammaticità e l’eroicità dei soldati è esaltata con razionale potenza creativa e descrittiva.

Giulio Aristide Sartorio – Ponte Priula

Alla fine della guerra iniziò la sua avventura cinematografica con la realizzazione di tre opere tra film e cortometraggi, ma soprattutto viaggiò, dall’Egitto al Giappone, dalla Palestina al sud America.

Giulio Aristide Sartorio – Fregio Della Camera Dei Deputati (particolare) – 1912

Nel 1925 aderì al “Manifesto degli intellettuali del Fascismo”da qui in poi si  presenta come intellettuale totalmente schierato, nel 1929 viene nominato infatti “Accademico d’Italia” dal regime. Sarà questa una scelta che pagherà in futuro il prestigio di tutta la sua opera, infatti sarà inquadrato come pittore del regime anche se, negli anni della disfatta fascista, Sartorio sarà scomparso da più di dieci anni. Rimane la sua pittura non conosciuta come dovrebbe, non ancora rivalutata quanto meriterebbe, come invece è stato per Ottone Rosai, Mario Sironi e altri.

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