Goya – Maya Desnuda – 1799-1800

Goya – Maya Desnuda – 1799/1800

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Goya – Maya Desnuda – 1799/1800

La “Maya Desnuda” fu dipinta da Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828) nel 1799-1800. Probabilmente fu commissionata da Manuel Godoy sfidando il potere del veto della corte spagnola che al tempo, sotto pressante richiesta della Chiesa bruciò tutti i dipinti di nudi presenti a palazzo. Il committente la collocò in un gabinetto dove si dice ci fosse un meccanismo che permetteva lo scambio dei dipinti con l’altro quadro di Goya la“Maya Vestida” dipinta pochi anni dopo.

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Goya – Maya Vestida – 1799/1800


Apparentemente classificabile come Arte Neoclassica, la “Maya Desnuda” è uno dei capolavori di Goya nel suo periodo di massimo splendore.
Dalla pelle trasparente, la modella è perfettamente eseguita in tutti i suoi dettagli, cosa non frequente nei quadri di Goya che tende a catturare principalmente la luce in un frastuono di colori contrastanti e soprattutto nelle scene di genere, a prediligere il movimento dei soggetti piuttosto che la loro statica contemplazione. I piedi sono descritti con una perizia degna del miglior Raffaello, mentre la posa nel suo insieme ricorda le caratteristiche Veneri di Giorgione se non quelle di Tiziano.

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Goya – Maya Desnuda (particolare) – 1799-1800

La capacità di rendere eteree le gambe della modella è invece una prerogativa enfatizzata di Goya che da sempre è maestro nell’amministrare la delicatezza soffusa della luce e delle ombre rendendo le sue dame leggerissime in contrasto con la perfezione della definizione pittorica che qui è ancora più magistralmente rappresentata.
Il candore del corpo e la percettibile definizione dei seni è frutto di un Goya che difficilmente ritroviamo in altre opere, sia per la pochezza dei nudi da lui dipinti, sia perché la sua pennellata preferisce giocare con forti contrasti cromatici che interrompono la continuità delle parti illuminate ed è solita analizzare le anatomie alla luce velata di colorazioni più ricercate e varie nelle ombreggiature e nei riflessi.

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Goya – Maya Desnuda (particolare) – 1799-1800

In quest’opera invece, la cromaticità si mantiene costante in tutto il corpo essendo così ben definita da non aver bisogno del risalto delle ombre calde in altre tonalità. Le velature dal rosa pallido all’azzurrino compaiono sia nelle luci che nelle ombre dando quell’effetto appunto di lucentezza leggermente opacizzata simile al riverbero diffuso sulla superficie di una perla. La posa sensualissima è risaltata infine dalla accentuata descrizione del pube, particolare che la differenzia dalle rappresentazioni “tizianesche” e classiche dove tra l’altro i soggetti nudi sono sempre mitologici, mai cortigiane o donne reali.

Il tutto è confezionato in una splendida cornice di lenzuola merlettate, finissime, magistralmente eseguite nel panneggio forse tagliente ma acceso di riflessi perfetti e ricami eseguiti in punta di pennello con semplicità a farne risaltare la resa che è invece spettacolare.

Come sdraiata su una nuvola ricamata in raso e velluto, la Maya mostra un corpo perfetto e un seno florido, in netto contrasto con il volto che a dire il vero stona, grossolano nella definizione se paragonato al riflesso felice della mano nell’ombra e alla sapiente dosatura delle velature che coprono il petto e l’attaccatura dei seni.

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Goya – Maya Desnuda (particolare) – 1799-1800

Tanto è lo stacco di tecnica pittorica e la trascuratezza nel volto del dipinto, che si era pensato fosse stato rifatto in un secondo tempo, quando Godoy dovette nascondere la relazione avuta con la ragazza di cui si dice la Maya avesse avuto le sembianze.

Radiografie della tela hanno smentito questa ipotesi e quindi resta il mistero del volto effettivamente dipinto in altro modo in cui c’è solo l’espressione tipica, lo sguardo aperto e malizioso delle dame di Goya ma non ne ha ricevuto da lui la finezza pittorica che invece grida da tutto il resto del dipinto l’immortalità della sua Arte.

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