Gustave Courbet – Jeune Baigneuse – 1866

Gustave Courbet – Jeune Baigneuse – 1866

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Gustave Courbet – Jeune Baigneuse – 1866

 

Impossibile non apprezzare la leggerezza delle carni di questa bagnante di Gustave Courbet del 1866. Forse non ha la silhouette ricercata nelle modelle contemporanee, forse non è esente da quello che è l’incubo di ogni bagnante ovvero la cellulite, ma certo fu oggetto di cupidigia a metà dell’’800, quando Courbet volle che posasse senza veli per lui, in uno degli atteggiamenti classici in cui venivano raffigurate le fanciulle.

Massimo esponente del Realismo francese del XIX° secolo, Jean Désiré Gustave Courbet (1819-1877) ebbe grande attenzione per il suo tempo, riservandone per gli esponenti delle classi più povere, contadini, lavoratori, disagiati. Smarcatosi presto dal Romanticismo e dal Neoclassicismo, il suo convincimento era che l’Arte dovesse raccontare la realtà, dovesse dare il suo contributo per diminuire le differenze sociali.

Grande stimatore della femminilità, dal 1860 si concentrò sulla pittura del nudo, sensuale sobriamente disinibito, culminando con la famosissima opera “L’Origine Du Monde”. Nel 1870 fondò la “Federazione degli Artisti” dove si incoraggiava un’Arte volta alla rappresentazione scevra di preconcette censure.

Restia, dall’aria insicura e teneramente malferma sulle gambe e sui piedi nudi, la fanciulla mostra tutta la sua fragilità d’animo nel sondare con la punta del piede la temperatura del ruscello. Come Rembrandt ci dette la sua interpretazione della ninfa Aretusa che si calava nel fresco rivolo Alfeo per essere da lui posseduta, così Courbet ce ne mostra una sua versione, ovviamente diversa, più solare, più carnale.

Il tempo passa, le mode cambiano, le giovani fanciulle prima fiere della loro femminea massa corporea, adesso si specchiano in fotografie di modelle anoressiche e si costringono a digiuni forzati per essere tali.

Lontano da me scrivere un elogio alla corpulenza, alla gioiosa morbidezza della donna in carne, il mio intento è solo quello di costatare che anche se nel tempo il modello di bellezza femminile muta, in un quadro di eccellente fattura come “Jeune Baigneuse” resta comunque attraente, in quanto la virtuosa mano del pittore lo rende piacevole ai nostri occhi anche oggi che il suo stato può sembrare fuori moda.

 

Atelier del pittore dipinto di Gustave Courbet
Gustave Courbet – Atelier Del Pittore -1855

 

Come si può non restare incantati dalla realistica pelle, dalla fine descrizione delle dita dei piedi, dai riflessi accennati nelle unghie. Come si può non soffermarsi sulla pregevole tridimensionalità del gomito piegato nel sorreggere la chioma sotto cui, nella penombra, si cela l’espressione di compiacimento della giovane. Come si può non apprezzare il contrasto tra la morbidezza della pittura dell’incarnato e il sottobosco, dipinto con pennellate grossolane, veloci e sferzanti, così perfette nella loro semplicità descrittiva, così cromaticamente modulate nell’accostamento frastagliato.

Il realismo della figura si amplifica nel sottobosco che si perde tra le pennellate già impressioniste, tra i colori che si confondono fino a tonalità innaturali di azzurro.

Gustave Courbet sfoggia in quest’opera la sua grande qualità pittorica che abbraccia le nozioni accademiche settecentesche nel modellato dei corpi e la più sanguigna pennellata contemporanea nella descrizione del paesaggio. Campione ottocentesco del Realismo, si dona una pausa dal suo impegno politico-sociale e si rilassa, e ci fa rilassare con la pittura di questa bagnante, sensuale, vitale, morbida tanto quanto al contrario non lo è il paesaggio, sì gioiosamente solare, ma ostile per lei nuda, mutevole, sconosciuto, selvaggio.

Nel pieno della rivoluzione industriale, Coubet grande illustratore della realtà del suo tempo, non può astenersi dal cogliere quelle contraddizioni che vedeva crescergli intorno velocemente: la grande contrapposizione tra una società che avanzava verso agiatezze che si capiva potessero essere presto alla portata di tutti, l’ausilio di macchinari artificiosi sempre più presenti e la ancora immensa quantità di natura inesplorata, incontaminata che faceva parte della vita e dell’inconscio di ognuno.

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