Cos’è l’Arte? Forse una delle tante risposte a questa domanda è: cio che distingue l’essere umano dall’animale. Ma è poi vero?
Il cinguettio degli uccelli, la danza di accoppiamento di alcune specie possono essere paragonato ad una forma di Arte? O è solo un voler mostrare le proprie capacità, la propria vigoria nel tentativo di interessare la femmina prescelta. E non è anche questa Arte? Il mostrarsi, dar sfoggio di sé, proiettare la propria interiorità nel mondo tra gli altri esseri? Non solo.
L’Arte è un bisogno di alcuni, non di tutti, di creare, abbellire, donare qualcosa di nuovo per un appagamento prima personale e poi forse riflesso nella visibilità degli altri. Ma non solo.
Forse l’Arte è un bisogno di chi la fa, ma anche di chi la fruisce, un modo di sfogare le proprie pulsioni emotive, la propria irrazionale istintività, appagare la nostra parte animale, umana.
Questa premessa è doverosa quando si vuole parlare di artisti come Hermann Nitsch (Vienna 1938), uno degli esponenti più controversi, discussi, contestati, accusato di non essere… artista.
Schierato fin dall’inizio della loro formazione con gli “Azionisti Viennesi”, Nitsch propone i suoi “Schüttbilder”, i dipinti con colore e sangue già nella Vienna del 1961. Viene arrestato più volte con vari capi di imputazione legati alle sue performance, nel 1971 acquista il castello di Prinzendorf e ci tiene gran parte delle sue “azioni”, tra cui ”Orgien-und-Mysterien-Spiel” e “6-Tage-Spiel” (rito delle sei giornate).
Hermann Nitsch ci propone le sue performance artistiche o presunte tali in cui è protagonista di una ritualità pagana con rigurgiti del cristianesimo di cui ripete la gestualità, la solennità, alcune pratiche e ricostruzioni epurate dalle reali pericolosità e crudezze.
Il sangue è attore principale indiscusso al centro degli avvenimenti: un gruppo di persone, collaboratori, volontari, si concentrano nello scempio di carcasse di animali, si ricoprono delle loro interiora, simulano atti di tortura, crocifissioni dove l’uomo o la donna sono i protagonisti ma sempre riparati dietro una carcassa di animale sanguinolenta che sostituisce il loro sangue, o interiora, come scudi che sostituiscono la loro carne.
Il sangue animale mescolato a colore scorre a fiumi, ricoprendo tutti i partecipanti che completamente inzuppati si ritrovano quasi a combattere una battaglia nell’imbrattarsi a vicenda, dove forse si perde il ricordo della materia usata ma si assapora il puro gusto infantile dello sporcarsi, come bambini che fanno battaglie con il cibo o pestano i piedi in una pozzanghera.
Hermann Nitsch propaga la sua concezione artistico-terapeutica nei suoi riti con proiezioni arcaiche nel contemporaneo, si presenta come sacerdote di una pseudo-religione di cui mostra i paramenti, organizza e segue i suoi discepoli nel protrarsi della performance capace di durare più giorni, mentre dipinge le sue enormi tele.
Attraverso queste manifestazioni legate a culture ancestrali, ci affascina dando modo di sfogare i nostri istinti animali sopiti da un inserimento nella società che vieta la loro manifestazione e ci libera dai sensi di colpa della voglia di sopraffazione.
C’è spazio anche per chi invece ha tendenze masochiste, per chi si vuole proclamare vittima da squartare interiormente ed esteriormente senza però essere ferito. Nitsch ci dà il modo, attraverso una spirale di sensazioni fortissime, di purificarci dalle scorie emotive accumulate nella vita reale, con una psicoterapia di gruppo della quale la chiave è appunto “chiodo scaccia chiodo”, ovvero la cancellazione dei propri drammi interiori sostituendoli con forti emozioni scatenate da eventi costruiti e non pericolosi.
Funziona? Forse sì. Anzi, a guardare il successo continuato nel tempo di Nitsch c’è da dire che funziona assolutamente.
Non mi si venga però a dire che i suoi quadri sono dei capolavori, perché non lo sono.
Non mi si venga a dire che gli animalisti non hanno motivo di suscitare il loro sdegno poiché si dice vengano usati animali destinati al macello, perché non esiste uno stato civile che autorizzerebbe un mattatoio a usare tali procedure antigeniche per non dire di peggio.
Non mi si venga a dire che questa carne poi sarà mangiata da Nitsch e i suoi collaboratori perché è antigenico, illegale, pericoloso.
Le performance di Nitsch sono degli eventi, non so quanto artistici, ma sicuramente curativi per menti forse malate o che potrebbero diventarlo, oppure solo curiose, dove si usano animali uccisi appositamente per l’occasione, non certo per il bisogno di sfamarsi.
La “Dichiarazione universale dei diritti degli animali” dell’UNESCO del 1978 dice che:
Articolo 10
a) Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo.
b) Le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale.
Articolo 11
Ogni atto che comporti l’uccisione di un animale senza necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita.
Articolo 13
a) L’animale morto deve essere trattato con rispetto.
In questo contesto polemico che accompagna la totalità dell’esistenza di Nitsch, si è deciso di tenere, nonostante le varie petizioni e proteste, la mostra allo Zac, Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo: “Hermann Nitsch- Das Orgien Mysterien Theater”.
Nel prendere atto dell’evento che non sarà una performance ma solo una mostra di dipinti di Nitsch e dell’ira scatenata da censori e animalisti insufficiente a fermarlo, c’è da sottolineare la trovata non so quanto geniale di associare Hermann Nitsch alla città di Palermo, spesso sulle cronache dei giornali per fatti di sangue e di mafia.
Ho letto una serie di idiozie, una dietro l’altra. Fino alla più banale e stupida chiusa ” c’è da sottolineare la trovata non so quanto geniale di associare Hermann Nitsch alla città di Palermo, spesso sulle cronache dei giornali per fatti di sangue e di mafia”. Ma sì, fa comodo ancora lo stereotipo che vuole il binomio Palermo uguale Mafia, Palermo uguale fatti di sangue. Ma fatela finita!
Si può anche far finta che non sia vero, ma Palermo è conosciuta nel mondo a torto o a ragione come una città dove avvengono fatti di sangue legati alla mafia, ho sottolineato il paradosso che l’unica città che ospita i sanguinosi riti artistici di Nitsch sia proprio quella.Detto questo, personalmente ritengo che se è legale non è il caso di applicare censure.