I Cavalli di Gericault
Tra i più appassionati cultori dell’espressione romantica nella pittura equestre, c’è senz’altro il francese Jean-Louis André Théodore Géricault (1791-1824).
Pittore tra i più influenti esponenti del Romanticismo, li dipinse in ogni modo, imbizzarriti in battaglia, in corsa, al passo, sereni, addirittura in fila, di spalle nella stalla.
Il cavallo nel XVII° secolo divenne protagonista nella pittura, non tanto come semplice mezzo di trasporto o arma letale in battaglia, quando non piedistallo atto ad esaltare ritratti di nobili e re, quanto come esempio di fierezza, bellezza, spirito combattivo di per sè bastevole ad essere usato come soggetto di opere.
Tra i più grandi pittori che si sono serviti del cavallo per esaltare ritratti di nobili committenti, spesso con montaggi artificiosi, si deve citare il grande animalista spagnolo Velazquez (1599–1660), che per la sua virtuosità nel descriverlo, da figura decorativa lo elevò a parte essenziale e forse più apprezzabile delle opere.
Anche Gericault, si servì della possanza di questo splendido animale per amplificare figure divenute storiche oppure guerrieri, ma la sua passione per il cavallo non si esaurì qui, anzi, la sua animata voglia descrittiva si concretizzò in una quantità notevole di studi ad olio.
Mentre il contemporaneo Delacroix, ammiratore dello splendido animale, ne incastonava a suon di pennellate le movenze e i riflessi del pelo lucido negli sfondi e fra i personaggi, ne esaltava il movimento e ne faceva motivo trascinante di intere opere, Gericault ne dava una versione spesso statica, stilisticamente più pulita, sobria, ovviamente elegante ma che non concedeva nessun turbamento nel disegno, nessuna contaminazione cromatica ad alterare la perfezione del dettaglio, della figura.
Impenetrabili alle influenze dello sfondo, al turbinio che forse richiederebbe la loro mescolanza cromatica o di assetto pittorico, i cavalli di Gericault anche quando si imbizzarriscono, si mantengono rigorosamente all’interno della loro ben modellata e muscolare figura, di un contorno netto, avvicinandosi all’effetto di una statua, forse non tanto quanto lo stupendo, pietrificato Napoleone di Jacques-Louis David (1748-1825), ma incamminandosi sulla stessa via.
Perfino nella corsa, nell’attimo in cui sul prato quasi volano, Gericault li dipinge nitidi, figure intoccabili, come rapiti da un improbabile obbiettivo fotografico ad alta definizione, con diaframma regolato sull’apertura a breve periodo.
Certo più rilassanti sono i suoi cavalli nella stalla, dove invece stranamente gli arti slanciati, le cosce sode, si concedono quella contaminazione pittorica, quella partecipazione concupiscente con gli sfondi, quasi a voler condividere nella tranquillità dell’ambiente lo stesso ideale cromatico, in una comunione impossibile da ottenere nel frastuono affollato di altre tele.
Ma la vera svolta interpretativa dell’opera equestre in Gericault, la troviamo nei tre quadri del 1817, “Corsa Dei Cavalli Berberi A Roma”, “Corsa Di Cavalli Selvatici” e “Corsa Dei Cavalli Ribelli”.
I tre dipinti ad olio di non grande formato (45×60 cm circa) ci mostrano un Gericault ancora più statuario nella descrizione degli agitati movimenti dei cavalli. Le opere hanno tutti una anima possente, se ne avverte la fierezza, la forza emanata, frutto certo dell’impressione del soggetto sull’autore, mai come in questi quadri Gericault ha esaltato la potenza muscolare del cavallo.
Se si paragonano ai dipinti e agli studi precedenti, notiamo una pittura totalmente diversa, i cavalli risultano più statici e marcati nella definizione delle figure, interpretati in un modo pittorico che contrasta con i loro movimenti, invece nevrotici e scomposti. I Cavalli e gli stallieri sembrano in posa, congelati, cromaticamente autonomi e anche se Gericault, da grande pittore qual è, dona a queste pietrificate composizioni una eleganza e una capacità di forte attrattiva tonale, è evidente che degli studi fatti prima, c’è ben poco.