Jan Vermeer (1632- 1675) pittore fiammingo tra i più studiati dagli artisti posteri e sottovalutato dai non addetti ai lavori, è un faro illuminante nel panorama pittorico mondiale.
Il quadro più famoso di Vermeer è sicuramente “Ragazza Col Turbante” del 1666, lo splendido ritratto della fanciulla dall’incarnato finissimo, impalpabile, dall‘espressione sognante, i riflessi argentei nell’oscurità dello sfondo e il giallo oro delle vesti. I suoi studi sulla luce e soprattutto sulle ombre sono però più interessanti.
Alla fine del ‘500 il contributo del Caravaggio nell’Arte fu l’introduzione di un potente colpo di luce che si infrangeva sui soggetti risaltandone solo una parte, di conseguenza una consistente superficie del dipinto era invasa dall’ombra. In questo modo il pittore lombardo si trovò a dover curare una quantità consistente delle sue tele nelle sfumature scure di castano. Questa esaltazione dell’ombreggiatura interessò molto Vermeer che ne approfondì lo studio, facendo della colorazione in ombra la protagonista dei suoi quadri.
Nel XVII° secolo, lo stile del Caravaggio fu ripreso da molti altri pittori ma nessuno si spinse oltre la colorazione castana naturale dell’ombra come invece fece Vermeer introducendo una nuova possibilità cromatica, coltivandola e amplificandola anche nei quadri futuri.
“La Merlettaia” del 1670 è un’opera che può riassumere le innovazioni apportate da Vermeer nella pittura.
Il soggetto, una fanciulla intenta nel ricamo, è colpita da una luce decisa che ne illumina la fronte, i capelli, la veste e il colletto candidi ma la parte più finemente lavorata è in effetti quella che la luce diretta non coglie.
Nelle parti in ombra non ci sono castani intensi, ombreggiature decise, ma solo leggere velature che ne scuriscono il carnato nel retro della mano di sinistra senza forzarne la colorazione e nel viso a cui si sommano velature verde-azzurre inesistenti in natura.
L’azzurro si rafforza nella tovaglia e nel pezzo di stoffa che la merlettaia lavora mantenendo un colore quasi uniforme anche nell’oscurità richiesta dal disegno. Il risultato dell’assenza dei castani dona una leggerezza inusuale che si ritrova anche nella mano, eterea, quasi trasparente e permette a Vermeer di essere descrittivo nella parte in ombra tanto quanto nella parte in luce, mantenendo una uniformità di rappresentazione più luminosa nel suo insieme.
La caratteristica principale di Vermeer è la ricerca cromatica che lo porta a sostituire il castano nelle ombreggiature con colori innaturali. Vermeer inizia la sua sperimentazione a partire dal 1655 quando in “Ragazza Con Cappello Rosso” favorisce appunto il verde- azzurro, lasciando inizialmente al solo pigmento, il compito di narrarci la profondità del quadro evitando la cura dei dettagli. Il viso della ragazza all’ombra del grande cappello rosso affoga in una pigmentazione verde e rosa dalla quale affiorano solo i riflessi intensi dell’occhio e del metallo.
In “Fanciulla Con Flauto“ del 1670 c’è una netta anticipazione di quello che Matisse sintetizzerà nel suo “Ritratto Con La Riga Verde“ del 1905. L’aspetto cromatico dell’ombra è più accentuato, anche se i dettagli continuano a non essere messi in risalto, è più evidente l’intenzione di separare le parti in luce da quelle in ombra per mezzo della sola variante cromatica nella parte sinistra del viso e nel collo dove la colorazione assume toni di verde.
Vermeer diventerà trai i pittori della sua epoca più di un capo scuola, l’introduzione di una colorazione innaturale per accentuare i passaggi tonali di luce sarà un soggetto di costante ricerca nelle arti figurative dei secoli successivi. Millet ne riprenderà gli studi e dopo di lui Van Gogh ne amplierà la gamma cromatica estendendo una colorazione innaturale anche alle parti in luce, fino ad arrivare con la nascita dell’Espressionismo ad una totale libertà della colorazione suggerita dall’emotività dell’artista piuttosto che dalla natura dei soggetti dipinti.
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