L’ Espressionismo di Michelangelo

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Il David – Michelangelo Buonarroti – 1504 – Museo dell’Accademia, Firenze

Alto 5,16 metri in marmo bianco, il David di Michelangelo svetta dal 1504 sopra le teste dei suoi ammiratori. La scultura simbolo del Rinascimento, forse la più celebre in tutto il mondo, era in realtà poco ortodossa per il periodo in cui fu scolpita dall’allora giovane, poco più che venticinquenne Buonarroti.

L’iconografia del David re dei Giudei è infatti molto innovativa, solitamente è ritratto come un giovane che ha da poco superato la fase della pubertà, fine di lineamenti e di muscolatura, ai suoi piedi poi è immancabile la testa del gigante Golia spaccata dal colpo di fionda.

Michelangelo ci sorprende e sorprende i suoi contemporanei, anche se non è ancora arrivato il tempo in cui sarà affascinato dal potenziamento della muscolatura manierista che lo porterà alla creazione di colossi come il “Mosè”, scolpisce un uomo, adulto, consapevole della sua forza, dalle spalle e le braccia muscolose.

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Il David (particolare)- Michelangelo Buonarroti – 1504

Il suo David è solido, possente nel corpo e nello spirito come ci rivela l’espressione decisa, lo sguardo fermo simile ad un soldato pronto a dare battaglia ed infatti Michelangelo ce lo mostra prima che incontri Golia, prima che la sua testa sia posta ai suoi piedi e con in mano ancora nascosto il sasso che sarà adoperato per lo scontro.

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Il David – Michelangelo Buonarroti – 1504 – Museo dell’Accademia, Firenze

L’unico riferimento che indica nel gigante bianco una simbologia inequivocabile appartenente alla rappresentazione classica di David, è la mortale fionda che porta con disinvoltura sulla spalla simile più ad un vezzo che ad un’arma.


L’altra particolarità è il suo essere nudo, come in molte altre opere, Michelangelo predilige il modellato dei muscoli al panneggio delle vesti nel quale tuttavia è maestro. Il re David si mostra così nudo ma imponente, vestito della sua sola arma come fosse una fascia decorativa, il collo possente, l’aria decisa di sfida, lo sguardo rivolto al suo avversario.

Lo scalpello modella nel costato e nelle spalle una muscolatura perfetta, dettagliata, nell’accenno delle costole con l’intersezione dei muscoli del torace, fino ad arrivare all’enfatizzazione delle vene delle mani, protagoniste di quella che è la storia che accompagna l’opera, per ricordarci il loro compito che, virili e cariche di forza dovranno compiere.

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Il David (particolare) – Michelangelo Buonarroti – 1504

Michelangelo si spinge oltre, questo è il suo David e vuole che sia chiaro, così anche tenendo conto della visione impostata dallo scultore per cui, a causa dell’altezza, la prospettiva dal punto di vista dello spettatore risulta migliore se la testa e le parti più alte sono scolpite più grandi, la mano che stringe il sasso è comunque ancora più ingigantita e particolareggiata, affinchè sia palese il ruolo di coprotagonista riservatole nell’azione che seguirà.

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Il David (visione prospettica)- Michelangelo Buonarroti – 1504 – Museo dell’Accademia, Firenze

Questa è appunto l’altra particolarità del David: la sua impostazione nelle proporzioni anatomiche adatte ad una visione dal basso e l’ingrandimento dei particolari rilevanti.
Michelangelo non è nuovo a trovate di questo genere che ne denunciano l’audacia sperimentale nell’applicarle in un’opera così importante.

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La Pietà – Michelangelo Buonarroti – 1499

Già nella “Pietà” del 1499 si assiste ad un gioco di proporzioni funzionale al contenuto semantico, La Madonna reggente il Cristo è enorme, l’ampiezza delle spalle, la grandezza della testa, delle mani e di tutta la figura tendono a sottolineare il concetto di maternità rispetto ad un Cristo dalle dimensioni ridotte che con la morte ritorna quasi un bambino nell’abbraccio materno.

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Mosè – Michelangelo Buonarroti – 1515

Così come nel “Mosè” del 1515 dove un ginocchio immenso campeggia tra le vesti del vecchio gigantesco profeta a sottolineare come la base di un popolo sia la struttura portante della sua forza con la sua cultura, le tradizione, la sua storia.

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Prigioni: Schiavo che si ridesta – Michelangelo Buonarroti – 1520 circa

Infine, nelle prigioni, Michelangelo si libera da quelle che sono le caratteristiche delle sculture classiche arrivando al tentativo di rompere la severità delle figure divenute un tutt’uno con il blocco di marmo, quasi ad anticipare centinaia di anni prima la caratteristica espressionista di rottura delle regole anatomiche in una sua variante scultorea.

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Il David – Michelangelo Buonarroti – 1504 – Museo dell’Accademia, Firenze

La prova di Michelangelo è notevole: andando oltre la scultura classica di un colosso alto più di cinque metri, si avventura con sicurezza verso una nuova strategia comunicativa dell’Arte, riuscendo a fondere una sua interpretazione del David con la rappresentazione simbolica proporzionale e con la necessità di un punto di visione prospettico dal basso, mantenendo comunque l’equilibrio delle forme e una gradevolezza dell’insieme da ogni punto di vista.

Non a caso è il più famoso scultore al mondo.

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Il David – Michelangelo Buonarroti – 1504 – Museo dell’Accademia, Firenze

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