Lucian freud pittore di origini tedesche (Berlino 1922 – Londra 2011), si trasferisce nel Regno Unito nel 1933 dove ottiene la cittadinanza.
Caposcuola, è stato uno di quei pittori che hanno imposto il loro stile ad intere generazioni che lo hanno adottato e imitato per gran parte del secondo ‘900. La sua pennellata materica incide nella tela i soggetti dandogli la forza tridimensionale di una scultura; mai come nei quadri di Freud i volumi sembrano uscire dalle tele e poter essere toccati con mano.
Freud non mitiga le sue pennellate che distinguibili, precise ma così incredibilmente comunicative dei volumi e della carne, trovano un ordine anatomico perfetto in cui la luce e l’ombra sembrano collocarsi nei posti giusti dopo un vorticoso girovagare.
Inizialmente legato nelle tematiche a quella corrente che fu la Nuova Oggettività tedesca, forse mosso dalla passione mai abbandonata dell’esule che si trova costretto a vivere in terra straniera, Freud scava con cinismo e disillusione nelle scene di vita quotidiana e con la rassegnazione che traspare dalle sue opere, rappresenta corpi in cui batte ancora un cuore ma l’anima è spezzata.
Abbandonati, nudi su letti, indifesi e senza voglia di difendersi, i modelli di Freud splendidamente dipinti nelle loro umanità corrotta delle carni, si mostrano senza vergogna nelle loro intimità violate, i pubi in vista privi di forza sessuale, sia uomini che donne, in ambienti angusti, mostrando le loro imperfezioni come un vanto che contribuiscono a renderli immagini perfette.
Splendido ritrattista, impegna tutta la sua energia nel far trasparire dai lineamenti accentuati dalle pannellate vigorose, la carica umana dei soggetti.
Il mondo di Lucian Freud è in netto contrasto con la ricchezza virtuosa della sua pittura, un universo di miserie umane, dove anche la bellissima modella Kate Moss ritratta, perde la sua luce ed assume l’aspetto di un corpo senza anima né volontà.
Muti, assorti , dormienti, stralunati, Freud si può permettere di rappresentare così i soggetti mantenendo inalterata la grandezza delle sue opere, tanto è lo spessore artistico della sua pittura. La sua filosofia pittorica si rispecchia anche negli ambienti dipinti che poveri, logori e sporchi, sono interpretati con una qualità descrittiva della pennellata unica, sicura, a volte iperrealista nella resa visuale ma sempre fluida e intensa.
I nudi di Freud non hanno forza vitale, non sono sensuali, non suscitano desiderio ma repulsa, indignazione. Rassegnati all’esistere in mezzo alle bassezze umane, si nutrono dei loro difetti, della loro sporcizia dell’anima cui è negata una luce di speranza, eppure nonostante tutto questo, dai quadri di Freud è difficile distogliere lo sguardo.
“Cosa chiedo a un dipinto? Gli chiedo di stupire, disturbare, sedurre, convincere”
(Lucian Freud)
I dipinti di Lucien Freud sono semplicemente affascinanti. Contengono la forza, la bellezza e il dramma della vita. La sua pittura è carne e sangue. Desiderava che coloro che ritraeva abbandonassero completamente la cosiddetta posizione di “posa” e fossero totalmente se stessi, senza alcuna sovrastruttura per poterne cogliere la loro vera natura, senza tralasciarne le possibili imperfezioni.
L’uomo è libero di guardare in basso oppure in alto, di innalzarsi oppure sprofondare nel baratro della bestialità. Del resto la storia dell’umanità dimostra che l’uomo è stato più Caino che Abele. Nel secolo breve l’uomo ha raggiunto livelli di disumanizzazione impensabili nel corso della storia. E così avanti, cerchiamo il più possibile di farci del male