L’assenza dell’Arte

L’assenza dell’Arte

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Lana Newstrom – Invisible Art, Schulbert Gallery di New York – 2014

Prima o poi qualcuno doveva arrivarci, anche se, il passo definitivo non è stato ancora fatto. Da anni ormai gli artisti girano intorno a questo concetto, ancora restii a mostrare l’assoluto, a dichiarare l’indichiarabile, a raggiungere la massima espressione filosofica dell’Arte senza mai arrivarci.

Lana Newstrom ha dato il suo modesto contributo a questo percorso dell’Arte moderna, una volta raffigurativa, che vede sempre più gli artisti staccarsi dalla dipendenza dell’oggetto e trasformarsi prima in performer, poi in creatori di “essenze d’Arte” fino alla ricerca della massima espressione dell’Arte, il concetto stesso di Arte, appunto l’essenza base. Come si può rappresentare un concetto divenuto ormai troppo astratto per essere concretizzato in segni, oggetti, movimenti, azioni? La risposta della Newstrom, artista all’epoca ventisettenne, è stata, con una mostra di opere d’Arte invisibili.

“L’arte è morta”

Dissero, quando furono presentati i primi monocromi bianchi, quando il Dadaismo esplose trascinando con sé ogni minimo rimasuglio di concezione arcaica dell’Arte legata alla creazione di oggetti, quando l’Arte Concettuale pose in primo piano la razionalizzazione progettuale sull’oggetto che doveva rappresentarla, fino al punto che nel secolo corrente siamo ormai abituati alla sostituzione di opere d’Arte con concetti immateriali. Fu sempre sotto l’influenza del movimento Dada che ci si spinse già nel lontano 1952 verso il sunto estremo dell’essenza dell’Arte musicale, appunto l’assenza della musica, quando David Tudor al teatro Maverick di New York, seduto al pianoforte suonò assolutamente niente per 4 minuti e mezzo. (4’33, opera concettuale di John Cage).

Ma l’Arte contemporanea, anche se non più legata ad una testimonianza fisica, scultura o un corpo vivo che sia, ha avuto ancora bisogno per molto tempo di “qualcosa” in cui racchiudere l’essenza del pensiero artistico: una foto, un filmato, una testimonianza tangibile, una sensazione.

E’ stato il Minimalismo di ultima generazione che si è avvicinato di più all’assenza dell’Arte. L’Inglese Martin Creed nel 2001 vinse il Turner Prize, con la sua “Opera n ° 227“: un susseguirsi di accendere e spegnere la luce in una stanza assolutamente vuota. Ma bisogna chiarire che se l’espressione era alquanto scarna, il concetto alla base era però più consistente. Insomma per presentarci una stanza vuota c’è voluto una motivazione.

La Newstrom, nel 2014 scavalcò questa inutile premessa razionale e invitò il pubblico a visitare la Schulbert Gallery di New York dove esponeva opere invisibili, Invisible Art, pareti vuote, il niente.

L’assenza dell’Arte concretizzata? Ancora no. Al peggio non c’è mai fine. Infatti a detta della Newstrom le pareti grondavano di quadri immaginari che i visitatori dovevano ricostruire o meglio costruire nella loro mente. L’Arte c’era ancora, anche se solo nel pensiero.

 

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Maurizio Cattelan – “Torno Subito” – 1989

 

Forse a questo punto è possibile rivalutare l’iniziativa di Maurizio Cattelan che per la sua prima mostra personale del 1989, chiuse la galleria e appese il cartello con su scritto “Torno Subito”. E’ possibile che lì, dietro quel cartello ci fosse stata veramente la vera “essenza – assenza dell’Arte”, il concetto concretizzato nei minimi termini fino a risultare impossibile da rappresentare, quindi giustamente immostrabile. Purtroppo Cattelan non risolse però il problema di fondo, ovvero dare una testimonianza della massima estremizzazione dell’Arte attraverso la sua assenza, insomma lì ci poteva essere semplicemente una galleria chiusa e vuota, oppure colma di banali oggetti d’Arte, non lo sapremo mai.

 

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Maurizio Cattelan – Untitled (Denuncia) – 1991

 

Eppure Cattelan ci ha provato più volte a rappresentare il concetto di Arte attraverso la sua assenza ma, anche lui, tra i più geniali artisti contemporanei italiani, ha sempre fallito: in “Untitled (Denuncia)” del 1991, denunciò il furto di una sua opera invisibile (e inesistente), dimostrando che l’Arte concretizzata nel suo non esserci esiste! Ma anche lui cadde nella trappola della prova dell’esistenza dell’opera invisibile e portò in mostra in galleria il foglio della denuncia fatta alla polizia: l’oggetto c’era, l’assenza dell’Arte anche in questo caso non si concretizzò purtroppo di un soffio.

In realtà anche la Newstrom, non ha avuto la capacità di portare l’assenza dell’Arte in una galleria, paradossalmente ha fatto l’operazione inversa: l’ha riempita di quella cosa che è nutrimento per l’Arte e per gli artisti: il sogno, la capacità di immaginare.

 

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Invisible Art – Scultura

 

L’assenza dell’Arte, nel senso di assenza di qualsiasi forma di manifestazione che possa ricondurci ad una rappresentazione con delle caratteristiche riconoscibili, quindi che non sia l’idea assoluta dell’ Arte, come il silenzio per la musica, non è ancora stata raggiunta, se da qualche parte esiste, non abbiamo ancora i mezzi per individuarla, poiché, l’Arte appena è riscontrabile diventa una presenza!

 

 

 

 

 

2 Risposte a “L’assenza dell’Arte”

  1. I tradizionalisti che già storcono il naso di fronte a Fontana o Pollock, rifiutano il termine Arte per tutto quanto non sia Figurativo. Mi sembra di vederli di fronte ad una parete vuota. E ne immagino il pensiero.
    Ma l’Arte è anche creatività. Filosofia. E pensare a qualcosa di profondamente diverso dall’esistente è di per sé innovativo.
    Può non piacere, ma nessuno potrà mai asserire che non si tratti di una prima volta.
    McArte, toccare argomenti come questo è ad altissimo rischio. La mia ammirazione verso questo Blog è sempre sempre straordinaria. Per cui Grazie. Semplicemente.

    1. Grazie Francesco, come Diogene cercava l’uomo noi ci siamo addentrati in un percorso per scoprire cos’è l’Arte, quella con la “A” maiuscola, a volte la troviamo sulla sottile frontiera che separa il sublime dall’assurdo, a volte la frontiera non c’è e i due aggettivi si mescolano ma, non sembra forse assurdo inizialmente tutto quello che è innovazione?

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