King Albert Francis è stato un pittore americano nato nel 1854, morto nel 1945.
Cresciuto in Pennsylvania a Pittsburgh, ottenne discreti riconoscimenti in vita come maestro delle arti visive, fu virtuoso e affermato ritrattista ma soprattutto si distinse per le sue composizioni di “nature morte”.
La sua pittura è certo degna di nota e anche se potrebbe sembrare ad una prima occhiata forse troppo ripiegata su posizioni stilistiche già storicizzate a metà del XIX° secolo, ha in sé una forte componente innovativa.
La sua non è una pittura improntata sulla libera espressione della visione di oggetti come fu quella impressionista e come fu poi quella espressionista, né una rappresentazione realistica, come potevano essere le stupende “still life” di Jean Baptiste Chardin (1699 1779) quasi due secoli prima, dove il calore tipico europeo riscaldava e rendeva le opere per quanto perfette nelle luci, nei dettagli, anche ricche di personalità ed espressività.
La pittura di King Albert Francis, ricercava la perfezione, lo stucchevole dettaglio, vi si avvertono i primi virgulti dell’estromissione della propria personale espressione a favore di una oggettività predominante ed essenziale. Nella pittura di King Albert Francis si può in definitiva trovare quei concetti che sono fondamentali nella moderna pittura iperrealista, che a pochi anni dalla sua morte si sviluppò in America e si diffuse anche in Europa, portando alla ribalta quella concezione artistica che è alla base di tutta la loro cultura.
Una visione tendenzialmente più fredda e distaccata, razionale, certo emotivamente meno coinvolgente.
Altro grande pittore statunitense che ancora prima si era lanciato verso una ricerca iperrealista fu John F. Francis (1808-1886) nato anche lui in Pennsylvania ma a Philadelphia.
Il pittore considerato massimo esponente dello “still Life” statunitense fu però Raphaelle Peale (1774 – 1825) nato nel Maryland. Anche nelle sue opere è evidente un distacco dalla cultura figurativa europea e un impegno caparbio nella resa della perfezione oggettiva a discapito di una interpretazione personale o emozionale. Già alla fine del XVIII° secolo era evidente la direzione che alcuni artisti figurativi americani avevano preso, il passo successivo fu il Fotorealismo e dopo l’Iperrealismo.