Marco Maria Zanin 1983, nato a Padova, vive tra Padova e il Brasile, fotografo.
E’ imbattendoci nella serie di lavori “Lacune Ed Equilibrio” che rimaniamo colpiti dal genio, quello vero, quello che si trova di rado e che fa capolino anche dove meno te lo aspetti, dove pensavi di avere già guardato e fossi sicuro di non aver trovato niente, invece eccolo limpido splendere in queste fotografie, palese, evidente, come lo è di solito, esaltato al massimo grado dalla semplicità del suo contorno.
Di Marco Maria Zanin notiamo la serie di foto “Cattedrali Rurali”, puerile, scontata e ci poniamo la solita domanda:”Perché praticamente tutti i fotografi prima o poi si fanno intrappolare dal desiderio di immortalare inutili edifici diroccati in mezzo ai campi???” Ne abbiamo già visti migliaia e ancora purtroppo molti altri ne dovremo vedere, e sono tutti uguali…!
Ma poi ci soffermiamo sulla raccolta “Lacune Ed Equilibrio” e scopriamo un altro mondo. Immagini che non lasciano affascinati per la tecnica fotografica, la sapiente elaborazione computerizzata, non colpiscono per artefatte costruzioni, composizioni complesse, corpi, oggetti che di per sé già sono bellezze ovvie anzi, colpiscono per tutto ciò che è l’opposto.
Splendenti, queste foto descrivono al meglio ciò che è uno dei concetti base della fotografia se non dell’Arte: la natura morta. Marco Maria Zanin ne intensifica il significato mettendoci come protagonisti oggetti inanimati, quali mattoni, pietre, pezzi di cemento armato, oggetti che non hanno conosciuto la vita mai e in una paradisiaca atmosfera dominata da eterei bianchi, ne amplifica ogni minima scalfittura, piega, texture, che va a rompere tenuamente la monocromia del fondo. I colori stessi sono scelti con l’intento di distaccare gli oggetti gradatamente dal bianco fino ad arrivare a una più accesa cromia pastello che talvolta, non ha bisogno di andare oltre il giallo chiaro per raggiungere il suo scopo.
“Morandiane“, è l’aggettivo che potremmo usare per definire le sue nature morte, create con crudi pezzi di materiale di scarto ma così ben assemblati, così ben “dipinti” nella scala tonale finemente modulata che ne fanno immagini inno all’espressione della sensibilità umana.