La sorte del pittore Lars Hertervig (1830 – 1902) ci ricorda quella di Van Gogh, di Modigliani, quella mitica dell’artista maledetto, disprezzato dal mercato in vita, dall’esistenza travagliata, infine osannato dopo la morte.
Lars Hertervig ha per questo motivo e per la virtuosità dimostrata nelle sue opere una grande fama in Norvegia. E’ invece immeritatamente semisconosciuto ai più in Europa, anche se studiò all’accademia di Düsseldorf in Germania.
E’ proprio lì che sembra ci sia stato un avvenimento che turbò la sua ancora giovane mente. Figlio di poverissimi contadini di Borgøy, il giovane Lars non si trovò a suo agio in Accademia e l’abbandonò al secondo anno, sembra per incompatibilità con i compagni di studi.
Profondamente segnato da questo avvenimento, tornò in Norvegia nel 1855 ma le sue condizioni psichiche si aggravarono e fu ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Gaustad. Hertervig iniziò a scontrarsi con un’esistenza che faticava a trovare la sua strada, privo di mezzi economici, dipingeva anche su tele di fortuna quadri bellissimi, fantasiosi, avveniristici, che però non venivano apprezzati per quello che meritavano.
Fu paesaggista, stupendo descrittore della natura scandinava con le sue valli e i suoi fiordi incantati. E proprio il lato immaginifico e onirico della pittura di Lars, venne fuori in quegli anni, non esprimendosi in un surrealismo irrazionale ma in impressionanti visioni paradisiache, a metà tra la rappresentazione naturalistica e la fantascienza.
Per noi che non abbiamo visto i luoghi ritratti da Lars e possiamo solo guardare le sue tele, resta il dubbio se quei posti abbiano veramente la magia descritta dal pittore norvegese o se invece è stato lui a renderli tali con la sua immaginazione, con la sua bravura.
Nei boschi, nelle scogliere, nelle riviere di Hertervig , sembra infatti esserci sempre qualcosa di impossibile, di spiazzante, al confine fra la realtà e il sogno. Nuvole dalle forme improbabili dipinte con grande realismo, sconfinano talvolta nel mare rendendo l’atmosfera e il paesaggio sospeso nel nulla, portandoci a dubitare se sia immerso nella nebbia o in un incantesimo sconosciuto.
I monti prendono vita, gli alberi assumono forme antropomorfe, ma è soprattutto la luce creata da Lars che rende unico ogni luogo dipinto. Con colori tenui riesce a creare atmosfere cupe, oppure brillanti di raggianti nuvoloni, ma per lui è possibile anche arrivare all’assurdo di mischiare tutte e due gli stati nella stessa opera. Una continua scoperta, un continuo divenire che sembra impossibile possa essere rappresentato da un semplice paesaggio.
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