Michelangelo Buonarroti – La Notte – 1526/1531

Michelangelo – La Notte – 1526/1531

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Michelangelo – La Notte – 1526/1531

La Notte di Michelangelo Buonarroti (1475-1564) è una delle sue massime espressioni scultoree.
Scolpita tra il 1526 e il 1531, dalle dimensioni di un metro e mezzo per un metro e cinquantacinque centimetri, sorge dal marmo, il suo materiale prediletto ed è posta nella Sacrestia Nuova della chiesa di San Lorenzo in Firenze.
Insieme a “Il Giorno”, “Il Crepuscolo” e “L’Aurora” è una delle quattro allegorie della giornata ed è collocata a sinistra sul sarcofago della tomba di Giuliano De’ Medici.
Michelangelo sfoggia in questa scultura la sua piena maturità artistica con una posa plastica ripresa forse da un cartone, “La Leda E Il Cigno” da lui dipinto in precedenza e poi andato perduto, di cui esistono solo copie.

 

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Michelangelo Buonarroti – Tomba di Lorenzo De’ Medici, Basilica di San Lorenzo, Sacrestia Nuova, Firenze – 1524/1534

Colpisce, come in quasi tutte le sue sculture, la gigantesca maestosità manierista della muscolatura del soggetto, la perfezione dei particolari anatomici trasferiti in una struttura sicuramente inconsueta in qualsiasi modella del tempo, eppure così aggraziata, proporzionata, anatomicamente funzionale, nonostante sia una interpretazione personalissima del corpo femminile.

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Michelangelo – La Notte (particolare) – 1526/1531

Risaltano le clavicole, le pieghe dell’addome, la possanza mascolina delle spalle in contrasto con la sfrontatezza dei capezzoli, modellati nel marmo con una morbidezza palpabile che li rende, nonostante la durezza del materiale impiegato, carnosi e ispiratrici di una prova tattile per sondarne l’effettiva sensuale consistenza.
Dai seni turgidi e sodi, le cosce marmoree ma piene di vita e calore su cui appoggia il suo gomito perfetto, “La Notte” riposa, crucciata, con il volto stranamente impersonale, i lineamenti canonici di dea, così classici e inusuali nelle opere di Michelangelo, non approfonditi da una indagine psicologica, fisiognomica caratterizzante.

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Michelangelo – La Notte (particolare) – 1526/1531

E’ forse la più bella e definita rispetto alle altre statue guardiane dei sarcofaghi, l’unica a mostrare oggetti simbolo del suo stato di divinità notturna come contorno del giaciglio cui è posta: la civetta, la maschera, un mazzo di fiori.

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Michelangelo – La Notte (particolare) – 1526/1531

Michelangelo che non si prodiga nella ricercatezza barocca dello scolpito nella chioma, per il semplice motivo che non c’erano ancora i mezzi tecnici per lavorare finemente il marmo, si esalta invece nella plasticità degli arti, fino alla sublime prova di eccelso scultore nella particolareggiata, scomposta e vitale rifinitura delle dita dei piedi, facendone uno dei punti focali della composizione, riuscendo così a mantenere costante l’attenzione dello spettatore verso la totalità dell’opera.

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2 Risposte a “Michelangelo Buonarroti – La Notte – 1526/1531”

  1. Più che Atena noctua Civetta mi pare Tito alba Barbagianni. Si osservi la struttura del volto del rapace notturno.

  2. E’ possibile, in effetti se ne può intravedere le fattezze, anche se è forse più facilemente interpretabile come civetta, a cui si può ovviamente associare un riferimento alla dea Atena. Sono entrambi animali notturni, la differenza fondamentale pare sia che la civetta era venerata come animale sacro ad atena e portava lieti eventi, il barbagianni sembra sia invece simbolo di sventura, a causa del suo piumaggio schiaro che lo fa apparire come uno spettro nella notte.

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