Pietro Gaudenzi – Mamma E Bambino – 1920 circa

Pietro Gaudenzi  – Mamma E Bambino – 1920 circa

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Pietro Gaudenzi – Mamma E Bambino – 1920 circa

 

Pietro Gaudenzi  nasce a Genova nel 1880, figlio di musicista, studia pittura a La Spezia e Genova, fino ad approdare a Roma dove si perfeziona attraverso la visione dei classici. Si sposa e si trasferisce nella vicina Articoli Corradi, dove apprende le nozioni del Realismo di Felice Carena (1879-1966).

Mai completamente assuefatto ad una pittura di tipo impressionista, si dedica preferibilmente al Realismo, interpretandolo nella sua versione “poetica”. Nel 1932 espone alla Biennale di Venezia e nel 1935 alla Quadriennale di Roma.

Nel 1938 esegue una serie di affreschi nel Castello dei Cavalieri di Rodi di cui purtroppo non resta praticamente niente. Si può però avere ancora una idea dei soggetti affrescati dai cartoni preparatori a pastello in cui Gaudenzi rappresenta scene di genere, contadini e le varie fasi del lavoro dei campi.

 

cascinale 1906
Pietro Gaudenzi – Cascinale – 1906

 

Pietro Gaudenzi  viene catalogato anche tra quella schiera di pittori italiani che furono protagonisti del “Realismo Magico”, tra questi citiamo Felice Casorati (1883-1963) e Cagnaccio Da San Pietro. La loro caratteristica era quella di eseguire una pittura che partendo dal realismo del soggetto, lo poneva in una condizione estraniante che presupponeva talvolta il senso del paradosso per arrivare a esprimere una condizione di spaesante irrealtà.

Perla nella produzione di Pietro Gaudenzi, è questo “Mamma E Bambino” che risale al 1920 circa.

Un olio su tavola di 98×82 cm.

Gaudenzi in quest’opera ci propone una pittura entusiasmante, come forse mai ha ripetuto.

Dettagli dalla definizione perfetta come il riflesso sulla bottiglia del latte, la lucentezza del mento della donna e della fronte del bambino o enfatizzati come lo scollo del vestito, cozzano con grosse porzioni di tela dipinte in modo piatto, dando l’immagine di una forte resa tridimensionale.

La composizione dai toni candidi, presuppone una dolcezza di base che si rispecchia nel soggetto, tuttavia la totalità del quadro risulta invece paradossalmente inquietante e piena di arguti sottintesi . Eppure il soggetto è semplice: una madre che beve, presumibilmente latte, con il bambino addormentato in braccio. In verità la versione tradizionale del concetto di madre è disturbata, l’impressione che se ne ha è di una distorsione del concetto di maternità. Forse perché, essendo abituati ad associare il latte ai neonati, si ha da subito l’impressione che la grassa madre si stia nutrendo con il cibo destinato al bambino. La finezza della struttura scenografica di Gaudenzi è geniale: non c’è nessun riferimento certo che la donna stia bevendo latte, se non la ciotola, contenitore adatto e la bottiglia accanto, come non c’è nessun motivo per credere che quel latte sia destinato al bambino, ma se ne avverte in entrambi i casi la certezza.

In effetti è quello che Gaudenzi voleva rappresentare: una maternità snaturata, una visione pessimista della donna, una situazione paradossale che al fine provoca disgusto. I motivi che spinsero Gaudenzi a questa rappresentazione si possono forse ricercare più che nella sua storia personale, nella contemporaneità, nella vita politica degli anni in cui fu dipinta l’opera, nella descrizione di una patria più derubatrice che dispensatrice di affetti.

 

felice casorati mamma
Felice Casorati – Mamma – olio su tela

 

Non ci spingiamo oltre nell’immaginare le pulsioni emotive che animarono Gaudenzi e preferiamo dilungarci sullo stile pittorico dell’opera che si distingue invece soprattutto per l’esecuzione, l’impostazione classica, il taglio fotografico, la predominanza dei bianchi tendenzialmente piatti, gli spiccati incarnati per contro stupendamente rotondi e luminescenti. Ammirevole, il bordo del collo del vestito si staglia come uno squarcio nel quadro ed enfatizza la tragica, inumana scena in atto e prosegue con l’ombra della manica, come ad illustrare una rottura nel candore dell’insieme da cui un rosa, rubicondo e florido volto irrompe, ad appropriarsi del bianco nutrimento di cui tutto il quadro sembra intriso: il latte che invece era destinato alla creatura ignara, addormentata, inerme.

Un furto , la descrizione di uno dei più efferati crimini che si possa pensare, quello di una madre nei confronti del figlio (o figlia dal vestitino rosa) ancora in fasce.

 

 

 

 

 

 

 

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