Pompeo Girolamo Batoni – Enea e Anchise in fuga da Troia in fiamme – 1748

Pompeo Girolamo Batoni – Enea e Anchise in fuga da Troia in fiamme – 1748

 

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Pompeo Girolamo Batoni – Enea e Anchise in fuga da Troia in fiamme – 1748

 

Tra i pittori toscani attivi nell’era della immensa qualità figurativa che va dal ‘400 al ‘700 inoltrato, non si può trascurare il lucchese Pompeo Girolamo Batoni (1701-1787).

Forse disperso tra la moltitudine di artisti veneti , lombardi e fiorentini, Pompeo Batoni è rimasto semisconosciuto ai più per molto tempo. Eppure, il giovane Pompeo approdò a Roma presto, sfuggendo alla tradizione di famiglia che voleva fare di lui un orafo come il padre che tra l’altro lo disconobbe per il matrimonio con una ragazza non pari al suo rango.

Di lui resta simbolica una delle più famose illustrazioni del “Sacro Cuore Di Gesù”, un olio su rame del 1767, conservata a Roma nella Cappella del Gesù.

 

Il Sacro Cuore di Gesù, olio su rame, opera del pittore Pompeo Batoni (1767) che si trova a Roma nella chiesa del Gesù
Pompeo Girolamo Batoni – Il Sacro Cuore Di Gesù – 1767

 

Pompeo Girolamo Batoni passò i primi anni di apprendistato a copiare i grandi capolavori rinascimentali, fra cui preferiva Raffaello e Annibale Carracci.

Intraprese presto una via personale dove si vede una predisposizione per il Classicismo, sia nei soggetti, sacri, allegorici, mitologici, sia nello stile anche se fu fortemente influenzato dai suoi contemporanei. Inglobò nei suoi quadri l’attenzione per particolari Rococò e una certa riscoperta del Manierismo.

La pittura di Pompeo Batoni sembra anche essere ispirata a Rubens, nella pennellata libera e le movimentate composizioni.

In breve, divenne ritrattista ricercato alle corti di tutta Europa, contendendosi i favori dei committenti con l’altro grande artista tedesco, Anton Raphael Mengs (1728-1779).

 

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Anton Raphael Mengs – Parnassus – 1761

 

Tra i suoi lavori si  ha testimonianza di 4 ritratti di papi e 26 di sovrani.

Enea e Anchise in fuga da Troia in fiamme” del 1748 è un olio su tela finemente lavorato.

Il quadro è la seconda versione della fuga di Enea, dopo “Enea In Partenza Da Troia” del 1745.

 

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Pompeo Girolamo batoni – Enea In Partenza Da Troia – 1745.

 

La versione del 1748 anche se è simile nei personaggi e nella narrazione mitologica, è sicuramente migliore, sia nella qualità della pittura, sia nella composizione.

Soprattutto Pompeo Batoni sembra aver acquisito in pochi anni, una padronanza della costruzione scenica e degli scorci di luce notevoli, che uniti ad una pennellata più fluida, riesce a rendere l’intensa drammaticità storiografica e ad esaltare il movimento dei personaggi.

Riminiscenze manieriste si fondono nelle anatomie dell’eroe dalle braccia e i polpacci oltremodo possenti, ma il principale motivo di compiacimento estetico deriva dalla graziosa, complicata movenza dei panneggi, finemente descritti nell’alternarsi della penombra in mille pieghe fluttuanti. Il quadro è dipinto per la maggior parte nell’ombra, specchio del mito omerico che vede la fuga attuarsi di notte e in questa difficile prova di virtuosismo pittorico, Batoni dà il meglio di sé arrischiando le descrizioni dei personaggi, Andromaca, Anchise, Enea e il figlioletto, tra le tenebre infauste e i riverberi di luce della città in fiamme.

 

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Pompeo Girolamo Batoni – Enea e Anchise in fuga da Troia in fiamme (particolare) – 1748

 

Lo sfondo è in verità poco curato se non nelle ombreggiature e lascia alla fiduciosa interpretazione di chi osserva, l’immaginare i dettagli, mentre al contrario, Andromaca è dipinta magistralmente nella tridimensionale corsa verso la salvezza ed Enea mostra tra finissime ombreggiature, il viso corrucciato per lo sforzo, il collo taurino e avambracci poderosi.

L’opera è un’ alternanza di stupendi brani pittorici e altri meno approfonditi che tendono a far risaltare ancora di più le parti in cui la mano dell’artista ha voluto soffermarsi.

Ormai lontano soprattutto in spirito dalla natale Lucca, Pompeo non vi fece ritorno e si stabilì definitivamente a Roma. Vezzeggiato in vita, Pompeo Batoni fu presto dimenticato dopo la morte per poi essere riscoperto nei secoli a venire.

 

 

 

 

 

 

 

 

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