Pontormo – Deposizione – 1529

Pontormo – Deposizione – 1529

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Pontormo – Deposizione – 1529

 

Il destino degli artisti è a volte beffardo, quando troppo ricchi di talento succede che per la noia, per il fatto di ritenere scontate opere sublimi, si buttano nella sperimentazione alla ricerca di innovative soluzioni estetiche, sacrificando così quanto di buono potevano donare con una più modulata spinta creatrice a favore di non sempre comprensibili espressioni personali. Massimo esempio di quanto sopra, fu Picasso, ma precedentemente anche il Pontormo fu preso nella spirale tipica dei geni precoci, con risultati però più discutibili e non sempre apprezzati dai contemporanei.

Tracce di questo dissenso ce le tramanda il Vasari, che descrive il suo stile” bizzarro, smodato, eccessivo”.

 

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Pontormo – San Giovanni, Cappella Capponi

 

Jacopo Carucci conosciuto come il Pontormo (1494-1557), all’età di 10 anni rimase orfano nella città di Firenze. Precocissimo talento, fu affidato alle sapienti mani dei più grandi maestri del tempo: Piero di Cosimo (1461-1522), Mariotto Albertinelli (1474-1515), Fra Bartolomeo (1473-1517), ebbe contatti con Leonardo Da Vinci ma fu con Andrea del Sarto (1486– 1530) che smise di essere apprendista e iniziò a firmare le sue opere.

Pontormo fu anticipatore di quello che sarà lo stile Barocco piuttosto che seguace dello stile di maniera del suo tempo. Incaparbito nella ricerca di un nuovo tipo di colorazione brillante, come possiamo ritrovare nel “Tondo Doni” di Michelangelo, accostò a queste caratteristiche una resa eterea delle figure, un disegno fluttuante e una composizione spesso enfatizzata nei panneggi.

 

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Pontormo – Visitazione

 

Leggerissime, le sue figure anche a se a terra, sembrano fluttuare immerse nell’aere tersa. Le sue deposizioni mancano della gravità drammatica ed esaltano la parte angelica anche se di angeli non c’è traccia. Infatti è così eterea la sua pittura che tutti i personaggi acquistano di per sé connotazioni celestiali.

Deposizione” oppure più propriamente detto “Il Trasporto Di Cristo”, è un olio su tavola del 1529 di 202×156 cm che arricchisce la Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita a Firenze dove si possono riscontrare tutte queste caratteristiche.

Il più adatto nome di “Trasporto di Cristo” deriva dalla mancanza della croce, sottintesa, di cui l’assenza quasi non si avverte tra il turbine di personaggi e vesti.

Forse perché la posa della Madonna in abiti azzurri ce la ricorda subliminalmente, forse perché anche le altre figure in alto, tendono ad assumere nell’insieme dei toni azzurri, una forma compositiva a croce.
La presa in esame di questo particolare già ci può portare sulla strada per capire quanto possa essere stato geniale il Pontormo.

 

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Pontormo – Deposizione – 1529

 

Pontormo non dipinge angeli, ma il personaggio in alto a destra ne ha tutte le caratteristiche nella trasparenza, nell’eterea consistenza, nella parziale mimetizzazione col cielo di cui tende a far parte. Sempre nella parte destra, defilato dal manto color terra di Siena è rappresentato Nicodemo, in realtà autoritratto dell’artista, come del resto lo sono tutti i volti maschili dell’opera.

La caratteristica di dipingere i volti dei personaggi come fossero gemelli o autoritratti, si ritrova altre volte nella pittura cinquecentesca e spicca in questa Sandro Botticelli.

Questo espediente veniva usato coscientemente o inconsciamente sia per la facilità nel dipingere un volto già molto ben conosciuto, appunto il proprio, oppure per l’uso dello stesso modello spostato in varie pose, sia per l’uniformità che questa caratteristica apporta nella totalità dell’opera.

 

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Pontormo – Deposizione (particolare) – 1529

 

Così, dalle stesse fattezze ma più giovane, abbiamo sulla sinistra il fulvo e riccio San Giovanni che sorregge il Cristo. Gesù stesso è un autoritratto del Pontormo ma con capelli lisci e barba. Infine, l’altro apostolo che ne sostiene il corpo, è un Pontormo imberbe, biondiccio e adolescente, dal solito profilo greco, gli occhi infossati, piccoli ma accesi, che riscaldano nel pallore del viso ovale.

La “prepotente” impronta cromatica, non tanto per i colori accesi, quanto per la voglia di imporre una coloristica così inconsuetamente delicata, è quella solita del Pontormo in tutta l’opera.

Delicatissimo e dai colori pastello, sbeffeggiatore dell’anatomia appena curata, incurante dell’ordine prospettico o di una veridicità delle pose dei personaggi galleggianti, il Pontormo vuole stupire e ci riesce mettendo in risalto tra la limitatissima scala tonale usata, una variazione di profondità possibile solo grazie ad una sensibilità pittorica eccezionale.

Il suo scopo in tutte le opere è infatti l’esaltazione della sensibilità pittorica nelle ombre, create con leggerissime variazioni cromatiche. Questa è la caratteristica che gli permette di dipingere le sue scene facendone delle rappresentazioni leggiadre, eteree.

 

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Pontormo – Deposizione (particolare) – 1529

 

Il corpo del Cristo per quanto sia sottolineato dalla fatica dei due apostoli trasportatori, sembra in realtà senza peso, e quasi siamo propensi ad attribuire lo sforzo espresso nei volti dei giovani, alla loro ancora più eterea trasparenza dei corpi che non forniscono materia sufficiente a mantenere la presa, piuttosto che alla reale gravità del Cristo.

Pontormo in questo è un maestro, fine descrittore dei pochi dettagli che lo interessano, riempie grandi campiture di colore dalle variazioni minime, descrive la leggerezza femminile della Maddalena dalle vesti rosate gonfie, goffe eppure così fini. Ogni particolare, perfino quelli anatomici, sono volti a darci la sensazione che le figure ritratte appartengono più al regno del cielo che a quello della materica terra, e anche i piedi, curati ma minuscoli, ci indicano il loro poco aver a che fare con il nudo suolo, quasi non fossero che poche volte stati usati.

 

L'Annunciazione è un dipinto a fresco di Pontormo, databile al 1527-1528 circa e conservato nella Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita a Firenze.
Pontormo – Annunciazione, affresco nella Cappella Capponi, chiesa di Santa Felicita a Firenze (partiocolare) – 1528

 

Maestro nella resa di quei dettagli che rendono credibile e tridimensionale un viso, li dipinge con apparente semplicità dando poi risalto alla frattura tridimensionale del naso, scolpito nella delicatezza dell’incarnato.

Innovatore, esponente di una pittura colta, intensa, spesso non fu capito dai contemporanei ma nessuno mise mai in dubbio la sua innata virtuosità pittorica.

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