Regina José Galindo – Il corpo che urla

Regina José Galindo – Il corpo che urla

Regina José Galindo – Limpieza Social – 2006

Regina José Galindo artista guatemalteca nata nel 1974, è tra le più interessanti e conosciute esponenti della Body Art.
I temi ricorrenti nei suoi lavori e performance sono strettamente legati alle sue origini, le condizioni politiche, sociali, il grande sconvolgimento esistenziale che hanno causato i vari regimi succedutisi in quella terra, così povera ma così strategicamente importante e da sempre martoriata qual è il Guatemala.

Crisis Blood2009
Regina José Galindo – Crisis Blood (vendita di sangue umano) – 2009

Un massacro a cui la popolazione guatemalteca ha assistito durante la guerra civile e in seguito, quando si è perpetrato un vero e proprio genocidio nei confronti della etnia Indio.

354.592
Regina José Galindo – ¿Quién puede borrar las huellas? – 2003

Nel 2003 da vita a “¿Quién puede borrar las huellas?” (Chi può cancellare queste impronte?), più che una performance, una protesta contro la candidatura a presidente dell’ex dittatore del Guatemala José Efraín Ríos, durante la quale Regina José Galindo va dal Guatemala’s building of Congress fino al National Palace camminando, intingendo i piedi ad intervalli in una bacinella contenente sangue umano.

19MovilReginaJoseGalindoMUAC2010
Regina José Galindo – Movil – 2010

L’Arte di Regina José Galindo è un grido di sofferenza, un atto di denuncia dei tanti crimini commessi nella sua terra, una testimonianza scomoda che non vuole tacere, non vuole dimenticare.

Regina José Galindo – Piedra -2013

Sempre sconvolgente, irrazionalmente dolorosa sia psicologicamente che fisicamente, tanto da rasentare la perversione e il masochismo, Regina José Galindo, si immedesima nelle vittime delle persecuzioni, della sofferenza e se ne carica il doloroso peso addosso come denuncia dell’impossibilità di dimenticare o di fermare un passato e un presente inadatti all’essere umano.

Regina José Galindo – Limpieza Social – 2006

 

In una sorta di condivisione delle sofferenze provate dalle vittime della repressione durante il governo del dittatore Montt, quasi autocolpevolizzandosi per non aver potuto fermare quel massacro, nelle sue performance ridà vita agli atti disumani avvenuti nelle prigioni di stato.

galindo1-696x491
Regina José Galindo – Waterboarding – 2007

In “Limpieza Social” nel 2006 si fa innaffiare nuda dagli idranti usati dalla polizia, in “Waterboarding” nel 2007 è l’oggetto della tortura, immersa da un energumeno in un catino d’acqua fino quasi ad affogare, in “Estrias” nel 2009 è protagonista il suono delle unghie sul pavimento mentre viene trascinata, in “Hermana” nel 2010 si fa schiaffeggiare da una donna indio come a scusarsi delle pene patite dal suo popolo, lei che in realtà non ne ha colpa.

Estrías2009 unghie su pavimento
Regina José Galindo – Estrías – 2009

Le sue performance sono appunto un ricreare lo stato emotivo delle vittime di cui denuncia l’abuso, che siano gli Indio, la condizione femminile o i suoi compatrioti. Per fare questo Regina José Galindo rivive situazioni al limite dell’umanità, come una cavia si infligge punizioni dolorose, umilianti, aberranti, sottoponendo il suo corpo a martorianti prove fisiche.

Hermana2010
Regina José Galindo – Hermana – 2010

Nella sua performanceGolpes” del 2005, si fa dare tante frustate quanto il numero di donne uccise in Guatemala nei primi mesi dell’anno (279); nel 2005 si incide la parola “perra”(cagna) nelle carne per protestare contro la condizione della donna guatemalteca.

050601perra2005
Regina José Galindo – Perra – 2005

Le foto delle sue performance sono forti, cruente, non si può non pensare ad una pulsione morbosa che anima chi le ricerca ed anche lei, che presta il suo corpo e la sua anima a rappresentazioni del genere.

Reconocimiento de un cuerpo2008
Regina José Galindo – Reconocimiento De Un Cuerpo – 2008

L’obbiettivo è però raggiunto: il dramma, lo shock emotivo sono un forte mezzo per irrompere nei media e far circolare idee, informazioni scomode in breve tempo e a livello mondiale.

Regina-José-Galindo-005_PIEDRA-2013
Regina José Galindo – Piedra – 2013

Popolato di vampiri emozionali, il mondo dell’Arte e non solo, si riversa sull’operato di Regina José Galindo per carpirne la struggente carica adrenalinica, costernarsi davanti alle foto che documentano ogni sua dolorosa performance, rabbrividire ad ogni suo possibile spasmo di dolore che in realtà non c’è mai.

Regina José Galindo – Piel Di Gallina – 2012

Regina José Galindo resta immobile e impersonalmente inemozionale durante tutte le sue performance, che si faccia orinare addosso ricoperta di carbone per sottolineare la condizione della donna subalterna (“Piedra” 2013) o che si faccia trascinare per i capelli (“Trayectoria 1 e 2”) oppure che si faccia rinchiudere in sacchi di plastica, bare, celle frigorifere (“Reconocimiento de cuerpo” 2008, “Movil” 2010, “Piel de Gallina” 2012) come un cadavere, aspettando invano che qualcuno del pubblico la liberi, o che impersonifichi la foresta, lei nuda, immobile, inespressiva in piedi, mentre una ruspa le scava intorno distruggendo il verde che la circonda (“Tierra” 2013).

Regina José Galindo – Tierra – 2013

L’incapacità di Regina José Galindo di reagire ai crimini che vede commettere intorno a lei la condanna ad un mutismo irrazionale, un’assoluta inespressiva presenza che non può avere la forza di cambiare le cose ma di testimoniarle rompendo i timpani dell’opinione pubblica mondiale con un fortissimo grido muto.

>>>Regina José Galindo – Estoy viva – Al PAC di Milano intervista<<<

 

 

4 Risposte a “Regina José Galindo – Il corpo che urla”

  1. Ho provato una grande emozione quando mi sono imbattuto in Regina José Galindo. Era l’11 Maggio dello scorso anno (quasi un compleanno), con la differenza che cadeva di Domenica. Il PAC di Milano le aveva dedicato ampio spazio con una Mostra tanto forte quanto illuminante. E quel giorno avevo portato un gruppo di amici e colleghi, una ventina circa, a “trovarla”. All’uscita l’atmosfera era pregna di angoscia. Alla domanda “come vi sentite?”, le risposte raccontavano disperazione, tristezza, dolore, umiliazione. Mi fermo qui per risparmiarmi esercizi che dimostrino la presunta differenza tra l’uomo e la bestia.

  2. Si dice che alcuni artisti siano come spugne, esprimono quello che assorbono dal contesto in cui vivono, forse questo è anche il caso della Galindo, artista molto legata alla sua terra.

  3. Questa è la vera morte dell’Arte.
    Lei e altri criminali, seguiti da alcuni dementi ed esaltati da pseudo critici imbroglioni stanno anche devastando la mente di giovani che, anziché studiare l’Arte e faticare, pensano che farsi orinare addosso possa farli diventare famosi.
    VERGOGNA!!!

    1. “L’Arte è morta” lo dissero già all’inizio del secolo scorso. Ogni volta che un artista fa qualcosa di “strano” qualcuno dice che l’Arte è morta. Qualcuno non ha ancora capito che l’Arte in quel momento è più viva che mai.

      Per quello che riguarda i “veri criminali”, Regina Josè Galindo nelle sue performance ce li descrive con nome e cognome, lei ce li ha in casa, governano la sua nazione, il Guatemala e da decenni fanno strage di persone innocenti.

      Ogni sua performance è finalizzata a porre l’attenzione mondiale su questa vergognosa realtà e rischia ogni volta la vita. E’ molto facile criticare qualcuno che spinto dalla disperazione si autoflagella, non avendo altri mezzi a disposizione, per urlare verità scomode, è molto facile farlo dal comodo, sicuro, caldo divano di casa, dove i motivi che spingono a performance estreme “persone” come la Galindo sembrano irreali, come le notizie di stragi al telegiornale. Purtroppo è tutto vero e prima di giudicare qualcuno, bisognerebbe documentarsi su chi sono i criminali, quelli veri ——-> http://www.ilpost.it/2013/05/11/la-condanna-di-rios-montt/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.