Artista francese, inizia con esperienze di scenografo teatrale, ben presto si orienta verso la scultura.
Soprattutto la lucentezza dei metalli, la ramatura degli ottoni e della ruggine, affascina la sua indole creatrice.
Il suo assemblarli gli dona quella nuova vitalità che poteva essere sopita lontano dall’uso comune.
Bergeron crea personaggi, posizioni che da soli già esprimono uno stato d’animo, una emotività potente.
Lontano dal “Ready-Made“ ma anche dalla pura Arte fatta di oggetti riciclati e riassemblati per creare forme conosciute, Bergeron nelle sue creature antropomorfe, non si risparmia di lasciare molto alla licenza poetica, all’immaginazione, all’invenzione di anatomie, vesti, sfiorando la descrizione post-cubista, come se volesse alterare la materia umana e non ricrearla.
Non ci sono volti nei suoi personaggi, ma oggetti che ne amplificano le espressioni, non c’è precisione nelle sue giunture, giustezza nei suoi torsi, ma nonostante questo la postura umana è esaltata, il profilo sentimentale è amplificato. Questi strani esseri che popolano la sua fantasia distratti, rattristati, conversanti, assorti, emanano fascino perché sintetizzano nelle forme l’idea comunicativa del suo creatore.