Rino Pianetti – L’Addio Inatteso – 1975

Rino Pianetti – L’Addio Inatteso – 1975

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Rino Pianetti – Nudo

Rino Pianetti (1920-1992) pittore milanesissimo, è stato insignito dell’Ambrogino D’Oro, massima onorificenza cittadina e seppellito nel Cimitero Monumentale tra i “cittadini noti e benemeriti”. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera, si perfeziona ad Amsterdam dove abbandona presto tendenze espressioniste influenzato dalla più definita pittura fiamminga.

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Rino Pianetti – Alpe


Conosciuto a livello internazionale, è presente in importanti collezioni e musei di tutta Europa.

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Rino Pianetti – Nunc Est Bibendum – 1991

Impeccabile, puntuale, preciso mostra anche nei suoi numerosi quadri dipinti all’aperto fra le sue amate montagne, una tecnica invidiabile e sfugge all’Iperrealismo solo per la poesia e la contaminazione di sé che immette nelle opere. Pianetti si distingue da un puro descrittore asettico dei soggetti, rivelando invece nell’accanita ricerca realista, l’essenza dei personaggi, dimostrandosi interessato oltre che alla perfetta resa pittorica, alla resa su tela dei sentimenti.

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Rino Pianetti – L’Eterna Favola – 1987

Una caratteristica personale è quella di cercare di introdurre all’interno di una pittura figurativa classica sempre troppo legata ai soggetti e alla visione ottocentesca dell’arte, elementi contemporanei che nella seconda metà del secolo passato sembrano ancora una contaminazione stonata.
Buste di plastica, jeans, bottiglie di Coca Cola, cartelli stradali fanno capolino nelle sue tele di pastori, montanari, ricordando (all’epoca) che l’industrializzazione e il progresso avrebbero risparmiato per poco il deturpamento della pace interiore ed esteriore.
Rino Pianetti resta un personaggio carismatico, di cui è la tecnica a parlare.

“la pittura è mestiere; non credo all’ispirazione. Ci credo solo per la poesia: ispirazione iniziale, perché poi, anche lì, subentra il mestiere”.

Tra le tante perle dipinte nella sua lunga carriera, spicca questo splendido nudo del 1975, “L’ Addio Inatteso”. Una tela ad olio 100×70 dove un corpo di donna padroneggia la scena morbidissimo, definito in tutti i particolari ma che grida vendetta a chiunque tenti di classificarlo come Iperrealista.

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Rino pianetti – L’Addio Inatteso – 1975

Dettagliato nelle mani ma soprattutto nei piedi, fino alla descrizione dei peli pubici scapigliati e sensuali.
Intenso e comunicativo nella posa che descrive intensamente lo stato d’animo dell’addio, della disperazione dei sentimenti, il quadro nasconde vere gemme di pittura in tutta la sua superficie impreziosendosi nello sfondo di raffinatissime decorazioni trattate con una delicatezza di descrizione tonale degna dei migliori pittori del ‘700.

Un tappeto dipinto con impressionante realismo si perde nelle sfumature della penombra rincorrendo le sue decorazioni tra zone di luce soffuse alternate nell’intensità fino a raggiungere il fondo della stanza dove si fonde con il pavimento morbidissimo, tra le sfumature della visione velata di un mobile.

Bellissima prova pittorica, il mobile sullo sfondo nelle tonalità di rossiccio e castano rivela le decorazioni, la rotondità, sempre dipinto con una delicatezza e raffinatezza che si dimostra anche nella cornice del quadro e il candeliere posti sopra, rotte solo dai tocchi in punta di pennello decisi, contrastati nell’atmosfera rarefatta del resto.

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Rino Pianetti – La Fontanella nel cortile – 1988

Rino Pianetti insieme ad Annigoni è stato uno dei maggiori interpreti della scuola milanese del Realismo, anche se questa definizione da sempre gli sta stretta.

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