Saturno Buttò – Ctonia Nutre I Suoi Figli – 2011

Saturno Buttò – Ctonia Nutre I Suoi Figli – 2011

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Saturno Buttò – Ctonia Nutre I Suoi Figli (particolare) – 2011

Saturno Buttò, artista veneto classe 1957 dalla tecnica invidiabile, è solito proporci quadri con soggetti che smouvono le coscienze, per la crudezza dei temi trattati, esistenziali, metafisici, conditi da una buona dose di dolore fisico, intellettuale, umano e per come li affronta, con un Iperrealismosurreale, uno stile di pittura levigato e perfetto. Saturno Buttò si discosta dai giganti classici solo per una percezione visiva ormai trasformata dall’abitudine contemporanea a confrontarsi con una realtà di immagini bidimensionali quali la fotografia, la televisione, create in verità artificiosamente dai mezzi tecnologici e assunte a rappresentazione oggettiva della figurazione. Solo per questo motivo manca di quella morbidezza che invece troviamo nei grandi maestri passati, ma compensa con una soggettistica forte, sia nei temi sia nel modo di rappresentarli.

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Caravaggio – Amor Vincit Omnia (particolare)- 1602

Nei suoi quadri c’è una fondamentale visione religiosa, dogmatica affrontata con criticità che ne mette in risalto gli aspetti più bui e il lato più demoniaco, arrivando quasi all’horror, ad una rappresentazione martirizzante dell’essere umano, una condizione di esistenza in cui la vita e la morte sono onnipresenti, sottolineati dal dolore spesso morboso che ne amplifica gli aspetti.

Ctonia Nutre I Suoi Figli” è un olio su tavola 100×150 del 2011, tra i più inquietanti, colmo di riferimenti esoterici, immancabili nella sua pittura.

Superando il primo impatto emotivo disarmante che ci riporta a scene di cannibalismo, si entra in un universo metafisico, dove tutto è simbolico, dove le energie vitali circolano e danno vita ad una rappresentazione allegorica. Si scoprono così temi di grande attualità quale l’accanimento terapeutico, la malattia o meglio la condizione del malato e dei suoi congiunti, una situazione sempre più presente nella società contemporanea dove il progresso ha permesso l’aumento dell’età media dell’uomo, il suo prolungamento con mezzi clinici e terapeutici spesso visti da chi li ha vissuti personalmente come torture a volte sananti e salvanti a volte non necessarie e forse inutili.

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Saturno Buttò – Ctonia Nutre I Suoi Figli – 2011

La freddezza del tavolo di marmo su cui il soggetto principale è sdraiato in posizione da martire inerme, ci introduce all’opera e alla sua drammaticità e contrasta con il resto del quadro in cui i personaggi sono dipinti con colori caldi e sensuali. Le colonne in pietra alle spalle ci aprono ad una lettura più esoterica, mistica, richiamando la visione non di un ospedale, di cui ci sono i simboli sullo sfondo, ma di un tempio dove è in atto più che una cura, un sacrificio.

Una donna giace, facile preda di mastini affamati che tentano di mangiarla, sospinti da un’altra, forse Ctonia, la madre. La prima, impossibilitata a sottrarsi, incappucciata, non mostra però i segni del banchetto come se una corazza la immunizzasse oppure come se gli ipotetici figuri non si nutrissero della sua carne ma della sua essenza vitale quali vampiri di calore umano se non di sofferenza.

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Saturno Buttò – Ctonia Nutre I Suoi Figli (particolare) – 2011

La scena, come un circolo vizioso, sottintende il ripetersi del rito visto che se da una parte qualcuno sembra sfamarsi della donna, dall’altra una figura di uomo è intento nel curarla e prolungargli la vita.

La situazione descritta da Buttò incarna perfettamente quella sensazione che ha provato chi ha vissuto episodi di malattia propria o di congiunti, dove si ha appunto la percezione di una aspirazione della linfa vitale, di un lento risucchiamento delle energie da non si sa quale forza estranea, di un incessante evaporare del calore umano, prezioso, vitale, essenziale

La formazione di un invisibile buco nero da cui le energie, in un processo di osmosi, fluiscono in un’altra dimensione, in un mondo parallelo che ne è privo, lasciando le persone senza forze in questo.

Buttò ci fornisce una sua versione esoterica–alchemica di situazioni analoghe e per farlo, chiama in causa la dea Ctonia, figura primordiale della mitologia greca, rinominata Gea quando Zeus le pose sopra un manto di morbida vegetazione e dette origine alla terra. La madre Ctonia–Gea, la donna bionda, inciterebbe quindi i figli al pasto della vittima predestinata, ma la citazione non è chiara, poiché in un altro suo quadro intitolato appunto “Ctonia” la dea appare bendata in volto come la figura sacrificale sul tavolo.

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Saturno Buttò – Ctonia – 2011

E’ possibile che l’allegoria di Buttò tenda a mostrarci una dea prigioniera, incappucciata ed immobilizzata, agonizzante anche se ancora florida, divorata dai propri figli grassi e insaziabili con alle spalle quella che forse è anche lei un frutto della sua genia, oppure no.

L’artista, come in quasi tutti i suoi quadri, offre una personale spiegazione di un fenomeno esoterico-spirituale complesso, affascinante, in cui tecnologia, occultismo e spiritismo si intrecciano dando origine a quelle che sono le contraddizioni del nostro secolo, che vede la realizzazione di missili, robot, tablet contrapposta ad un bisogno sempre più spropositato di energia emotiva e calore umano.

Condivisibile o meno, il pensiero che anima le opere di Buttò è sempre interessante, descritto con uno stile di pittura finissimo, da grande artista quale dimostra di essere in ogni sua opera.

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Saturno Buttò

 

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2 Risposte a “Saturno Buttò – Ctonia Nutre I Suoi Figli – 2011”

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