Velasco Vitali nasce a Bellano, provincia di Lecco nel 1960. La sua pittura si fa interessante quando si pone come soggetto la tragedia della Valtellina del 1987.
“Il giorno 28 luglio 1987 l’abitato di Sant’Antonio Morignone, frazione del comune di Valdisotto, rimase sepolto sotto una vastissima frana staccatasi improvvisamente dal vicino Pizzo Coppetto”( Wikipedia).
Vitali inizia a dipingere la serie di quadri “Paesaggio Cancellato”, una incredibile descrizione della forza distruttrice dell’acqua con una pennellata vigorosa, una tavolozza dove predominano gli azzurri, i grigi, talvolta i verde acqua. Da questa serie di quadri dove la materia pittorica si somma ad una pennellata vorticosa, passa ad interessarsi dei paesaggi urbani, le grandi città con altissimi palazzi e grattaceli.
Sempre supportato da una impronta pittorica intensa e istintiva, dipinge le metropoli, le sue geometriche composizioni ancora con la percezione di un disfacimento, un inconscio senso di decadimento che Vitali si trascina dietro.
Strutturale, il suo segno è deciso e tagliente, colpi di spatola e pennelli si sommano a dare vita a visioni dove il cemento risplende, unico vero protagonista.
Non si può dire che il genere di pittura di Velasco sia innovativa, sono molti i pittori che da Scatizzi in poi, hanno maneggiato con sapiente maestria la spatola in descrizioni urbane o paesaggi, ma è certo che Vitali la interpreta molto bene.
Il suo stile non poteva che evolversi avvicinandosi sempre di più alla sintesi delle linee per poi tendere all’astrazione, come un novello Mondrian di cui però non completa il percorso, fermandosi ancora alla parziale visione paesaggistica interpretata questa volta con una coloristica completamente nuova, più psichedelica, dalle tonalità di verde elettrico fino ai toni fuksia, comunque affascinante.
Contemporaneamente Vitali coltiva la passione per la scultura, il metallo è l’elemento che predilige, la ruggine è il colore che adopera in modo naturale. Altri materiali con i quali interpreta i suoi soggetti preferiti sono il catrame, il bronzo, il cemento.
Con un mix di queste materie Vitali dà anima ai suoi cani, magri e scattanti nelle forme, a riposo, in piedi, annoiati, mentre puntano la preda o osservano come guardiani.
C’è sempre un senso di particolare attenzione nel dare una qualificazione emotiva alle sue creazioni e così i suoi cani sembrano anch’essi scampati ad una tragedia distruttiva di cui portano ancora i segni, la polvere e il fango addosso, come se facessero parte di un ricordo residuo di quello che è accaduta a un centinaio di chilometri dal suo paese ormai quasi trenta anni fa e che per primo gli dette un interessante stimolo alla creazione e lo spinse verso una fortunata carriera di artista.