Ancora Claudio Parmiggiani – Biennale di Venezia – 2015

Ancora Claudio Parmiggiani – Biennale di Venezia – 2015

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Claudio Parmiggiani – Istallazione per la 56° Biennale di Venezia – 2015

Claudio Parmiggiani, artista di fama mondiale classe 1943 di Luzzana, Modena.

Tra i più interessanti della seconda parte del ‘900.

Giovanissimo frequenta Morandi, il suo modello artistico è però improntato verso altre prospettive. Da sempre ai limiti tra l’Arte Povera e l’Arte Concettuale, si impone come artista performer, donando alle sue istallazioni una gestualità e una vitalità atte a gustare il divenire, la trasformazione causata dai vari mezzi che lui decide di adottare.

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Claudio Parmiggiani – Labirinto Di Vetri Rotti (Senza Titolo) – 1970

E’ del 1970 il primo “Labirinto Di Vetri Rotti (senza titolo)”, opera che ripeterà in molte gallerie e ambienti diversi.

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Claudio Parmiggiani – Labirinto Di Vetri Rotti (Senza Titolo), particolare – 1970

Simbolica, la performance lo vede impegnato come un guerriero con tanto di armatura e mazza che arrivato al centro di un labirinto di lastre di vetro, inizia a frantumarle, in modo da aprirsi una strada per la fuga dalla prigione trasparente che lo circonda e da cui solo la forza dell’essere uomo è capace di trascinarlo fuori.

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Claudio Parmiggiani – Labirinto Di Vetri Rotti (Senza Titolo), particolare – 1970

Troppo scontata l’apparente assonanza con i primi “igloo” di vetro che Mario Merz assemblava pochi anni dopo (“Triplo Igloo” del 1984) e che invece lui considerava un sicuro riparo. Per Parmiggiani le sue costruzioni trasparenti sono una trappola da cui ci si può liberarsi solo con un’azione violenta.

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Claudio parmiggiani – Delocazione, Scultura D’Ombra

Dai “Labirinti Di Vetro” alle “Delocazioni”, Parmiggiani mantiene inalterata la sua tematica di base anche se cambia nei materiali e nella dinamica dell’evoluzione delle opere. Nelle “Delocazioni“, i frutti delle mutazioni ambientali sono le tele appoggiate alle pareti davanti a cui mette libri, poi dati alle fiamme. Il concetto di base è sempre cruento, il risultato è comunque una distruzione e la traccia che l’intervento del mezzo utilizzato lascia: in questo caso le grandi tele annerite dal fumo e i disegni-calco dei libri che c’erano prima.

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Claudio Parmiggiani – Il Faro D’Islanda – 2000

Tra le opere più rappresentative di Parmiggiani, “Il Faro D’Islanda” realizzato nel 2000 a Reykjavik, lungo la via che porta verso i ghiacciai e le parti più selvagge del territorio.

Il tema di fondo è concettualmente il suo solito: una forza, in questo caso una luce che si oppone ad un ambiente privo di emozionalità. Il faro in quanto costruzione dell’uomo è comunque sua proiezione emotiva, un avamposto di frontiera in lotta contro lo spazio inabitato, vuoto-gabbia-trasparente, non c’è infatti gabbia più stretta per un artista che un ambiente emotivamente vuoto.

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Claudio Parmiggiani – istallazione – 2007

Alla 56° Biennale di Venezia Parmiggiani ripreseta l’istallazione del 2007 riproposta anche nel 2009, “Senza Titolo”: una grande ancora arrugginita appesa al muro che sembra essere fuoriuscita dalla lastra di vetro frantumata che la ricopre.

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Claudio Parmiggiani – istallazione – 2009

Parmiggiani vuole comunicarci forse, la fine della sua ricerca, libero dai suoi labirinti-gabbia, in sua vece pone una grande ancora in ferro rossiccio per la ruggine, che lo rappresenta, una massa pesante e vissuta che ha solcato i mari e sembra aver spaccato il vetro-gabbia ed essere finalmente, definitivamente fuori.

Parmiggiani ci dà la rappresentazione del lieto finale di un percorso emotivo simbolico iniziato molti anni fa, quando nel pieno di grandi rivoluzioni culturali e sociali, si cercava di scardinare l’ordine costituito, troppo stretto per menti aperte.

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Claudio Parmiggiani – istallazione al College Des Bernardins

Rappresentazione forse troppo ottimista? Visto la situazione politico-sociale attuale forse sì, c’è ancora molto da fare per raggiungere una libertà mentale ma anche concreta e reale, la sua “ancora” presentata alla Biennale di Venezia di quest’anno infatti ha sfondato il vetro ma è sempre ben salda, attaccata al muro, non pienamente fuoriuscita come nelle istallazioni del 2007 e 2009.

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Claudio Parmiggiani – Istallazione per la 56° Biennale di Venezia – 2015

Possiamo scorgere in questo dettaglio un ripensamento.

Artista sensibile alle onde emanate dalle sorgenti emotive e razionali sociali, Parmiggiani capta un regresso rispetto agli anni in cui ha presentato le due istallazioni simili e non può che renderlo palese.

All’interno del padiglione “Codice Italia”, discutibile nel titolo ma rivelatore degli attuali mutamenti di schemi mentali, a mio parere non condivisibili anzi deleteri, Parmiggiani continua il suo lavoro di creazione di spazi di forza e rappresentazioni di dinamiche emotive globali.

Artista con lunghi periodi di assenza dalle scene, non manca di lasciare un segno importante ogni qual volta si manifesta.

Vai al video della performance —-> Claudio Parmiggiani – Labirinto Di Vetri Rotti 1970 (Senza Titolo) presentata a fresnoy nel 2001

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