Antonio Canova – Amore e Psiche – 1793

Antonio Canova  – Amore e Psiche – 1793

Antonio Canova  – Amore e Psiche – 1793

Ad immortalare il mito di Amore e Psiche tentò anche Antonio Canova, scultore neoclassico per eccellenza, che riscoprì i miti greci e romani nei suoi stupendi lavori in candido marmo.

Stucchevolmente perfette sono tutte le sue opere, certamente di ispirazione greca del periodo “Classico” nello stile, ma a differenza degli artisti più antichi che illuminarono il mondo con le loro sculture restate famose in ogni tempo, Canova fondeva la perfezione delle forme con una stilizzazione più rigorosa, una idealizzazione del modellato che nemmeno i Greci nel periodo “Severo“appunto più rigida rispetto al posteriore periodo “Classico”, avevano raggiunto, forse a ragione, perché la perfezione assoluta e la disumanizzazione infine degli esseri  scolpiti, è appunto stucchevole rispetto ai nudi bellissimi ma di decisa costituzione umana, nelle pieghe della pelle, nelle curve accentuate dove serve, nei muscoli, nei tendini delle opere dei Greci. Insomma, se si può fare un appunto al Canova, si potrebbe dire che in lui manca quel tocco di realismo che fa di una scultura dalle forme perfette, un capolavoro perchè esempio di perfezione umanamente credibile. 

Antonio Canova  – Amore e Psiche (particolare) – 1793

Tutto questo è visibile in “Amore e Psiche” che come tutte le composizioni del Canova è perfetta, bilanciata e studiate al massimo grado, anche se, questa in particolare fu oggetto di critiche. Così bella, così intricata, così plastica, ma di cui in verità non si riesce a leggere bene i volti degli attori principali. Di questa scultura infatti non si può avere una visione appagante da un solo lato, ma si deve continuamente cercare l’angolatura migliore, che a guardarla nella totalità si è sicuri ci sia. In realtà no. Da ogni lato pare che scostandoci di poco, si possa avere la visione migliore, ma così non è mai.

Antonio Canova  – Amore e Psiche – 1793

La sintesi formale del Canova, ad ogni modo offre un giusto tributo alla mortale Psiche, che così bella da far ingelosire Venere, fece invaghire perfino Amore, mandato dalla dea affinchè la facesse innamorare di un mostro che non la ricambiasse. Il ricordo delle notti appassionate che i due furtivamente vissero è tutto in quell’abbraccio e in quel bacio dato infine che la risvegliò, dopo che per superare un’altra ardita prova comandatale da Venere affinchè la facesse diventare dea, aprì l’ampolla che doveva contenere la bellezza datagli da Proserpina, ma vi trovò invece il sonno eterno. C’è tutto il sollievo e tutta la sorpresa di Psiche in quell’abbraccio, nel ritrovarsi tra le braccia di Amore il suo prediletto dalle lunghe ali spiegate, dopo avere assaporato l’aspetto di una morte prematura.

Antonio Canova  – Amore e Psiche (particolare) – 1793

Stupendo in ogni sua parte, il gruppo scultoreo mostra particolari della storia nella parte posteriore insospettabili, come l’ampolla o caraffa datale da Proserpina abbandonata a terra, la faretra e le frecce di Amore, il velo, i capelli e le forme di Psiche che sono di superba fattura e che fanno dei lati nascosti quelli più cesellati. All’enigma di quale sia la parte più bella della scultura non c’è quindi soluzione , visto che anche i due volti non si lasciano mai ben guardare dalla stessa angolazione.   

Antonio Canova  – Amore e Psiche (particolare) – 1793

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