Jenny Saville è una pittrice inglese classe 1970, nasce a Cambridge e si inserisce nella sua crescita artistica in quel gruppo di artisti britannici dai diversi stili e forme di comunicazione che molta fortuna ha avuto sulla ribalta mondiale, Young British Artists (YBA), insieme a Damien Hirst, Sarah Lucas, Tracy Emin.
Artista ormai affermata, vanta una partecipazione alla 50° Biennale di Venezia nel 2003 e esposizioni in tutto il mondo.
Jenny Saville dipinge e a differenza della maggior parte degli YBA, lo fa bene.
Si può individuare il suo tema base nell’autoritratto, in una concezione autobiografica di partenza da cui poi si divincola in interpretazioni e soggetti che esulano da questo contesto.
E’ evidente l’ispirazione a Lucian Freud, nella grossa pennellata che scolpisce i volumi, nella evidente ricerca del corpo umano e delle sue visioni più nascoste e turbanti, nell’indagine della carne attraverso la quale non si sottrae al raffigurare la parte più abominevole dell’essere e del suo involucro-proiezione psichica.
Nelle sue opere c’è anche un chiaro riferimento a Francis Bacon (1909-1992), nella ricercata esposizione segnica del disfacimento delle forme, della rottura del disegno delle anatomie soprattutto dei visi, svuotati, distorti, dagli incarnati lividi o arrossati, piagati, tumefatti.
Come Freud, nonostante i soggetti a volte al limite del macabro, riesce ad incantare per la grande qualità della sua pittura, tridimensionale, dagli accostamenti cromatici taglienti, la pennellata sanguigna e il grande, immenso formato.
Nel 2015 Jenny Saville collabora con il fotografo di moda Glen Luchford al progetto “Closed Contact”, una serie di foto che la vedono tornare al suo esordio quale protagonista delle opere, in quanto è lei che si fa immortalare in pose le più ricercate e contorte.
Spiaccicate su lastre di vetro, le sue forme smettono di essere usuali e assumono l’aspetto di una umanità distorta, aggressiva o meglio aggredita dal suo interno, sensualmente autodistruttiva. Liberato dalla massa di carne tipica dei suoi dipinti, il suo corpo già molte volte protagonista in autoritratti, si fa conoscere in una nuova versione dove possiamo intravedere una insospettabile assonanza con i disegni del celebre austriaco Egon Schiele, nella distorsione delle carni, nel rattrappirsi delle articolazioni, nell’espressione di quella pulsione emotiva in cui avvertiamo il sacro fuoco che anima tutto ciò che è Arte.