Il “Bagelheads” è una pratica che si è sviluppata nel 2007 in Giappone. Consiste nell’iniettare una soluzione salina sotto la cute all’altezza della fronte, in questo modo la pelle si gonfia in maniera mostruosa. Finita questa prima fase, bisogna modellare la fronte appunto spingendo con un dito al centro del rigonfiamento e il gioco è fatto.
I risultati sono questi.
Mostruosi, come spesso lo sono i risultati della Body Art estrema.
Ne sa già qualcosa chi conosce le performance di Orlan, l’artista francese che tempo fa si fece impiantare protesi antiestetiche, soprattutto vistosamente innaturali su parti del viso.
Molto spesso il corpo viene usato dagli artisti, come ad esempio Milo Moirè, per risaltare con il nudo femminile, determinate performance, addirittura stili di pittura. Altre volte il corpo umano è il mezzo espressivo usato come tela, nasce quindi la Body Painting di cui Guido Daniele è un apprezzato esponente. Regina Josè Galindo e Petr Pavlensky usano il loro corpo come incarnazione di protesta politica, ma il “Bagelheads” non è ancora stato usato per lanciare messaggi, semplicemente è una pratica estetica come lo può essere il tatuarsi, il coprirsi di piercing, certo più estrema ma in fin dei conti meno invasiva e definitiva: l’azione della soluzione salina finisce nel giro di un giorno e la pelle ritorna come prima.
Fino a quando il fotografo Ryoichi “Keroppy” Maeda l’ha immortala e l’ha lanciata come forma di Body Art, il “Bagelheads” era considerato un fenomeno curioso che alcuni giovani volevano sperimentare per puro divertimento e incoscienza.
Che sia da classificarsi come Body Art non è certo, di sicuro questa distorsione anatomica indotta crea un cambiamento deciso e particolare, non apprezzabile secondo i canoni estetici correnti ma che suscita forti reazioni in chi lo vede.
La Body Art è una nuova ramificazione dell’Arte nata a metà del secolo scorso ma più recente è la sua esteriorizzazione attraverso alterazioni corporee, chi la pratica si spinge spesso verso risultati estremi, discutibili quando non rischiosi per l’individuo. E’ una concezione dell’Arte che va oltre l’apparenza del risultato e implica motivazioni che esulano dal puro desiderio di cambiare il proprio corpo in meglio per un maggior apprezzamento sociale come è per la chirurgia estetica.
Si può pensare alla Body Art dai connotati molto invasivi, come all’attuazione di una pratica spersonalizzante intrinseca espressa nel corpo, con cui si cerca di distaccarsi, attraverso costruzioni anatomiche fortemente innaturali, dalla forma originaria fisica, ma anche mentale, per arrivare ad un distacco dalla coscienza collettiva. Si può anche pensarla come ricerca di un nuovo linguaggio artistico la cui base è la propria essenza fisica per arrivare a quella immateriale, fino a cercare di incarnare una concezione astratta forse non ancora pienamente conscia ma certo fortemente sentita: la forma dell’Anima.