Grandissimo descrittore della natura, intesa in quella sua non appropriata definizione che corrisponde alle parole “Natura Morta” fu Balthasar Van Der Ast.
Perfetto, tridimensionale, dalla luce calda e soffusa, la composizione aggraziata, i colori che in certe opere sono un crescendo di sensazioni gradevoli, una modulata esplosione di poetica simmetria cromatica.
Le opere di Balthasar Van Der Ast non sono semplici pitture di “Still Life”, altro nome forse più appropriato con cui venivano indicate le rappresentazioni di fiori, frutta e oggetti inanimati, ma progettate architetture pittoriche, dove non si può e non si deve aggiungere niente, da sole sono perfette.
Perfette le luci, le ombre, la pittura dei frutti, la tenue trasparenza degli acini di uva, l’esuberante coloristica dei fiori, la pittura dei piatti, cestini, vasi, decorati nella penombra dove insistente si avverte la voglia di esibire un virtuosismo straripante e maniacale.
Non c’è solo perfezione, nei quadri di Balthasar Van Der Ast, si avverte costantemente la qualità del grande pittore, non c’è solo la ricerca puntigliosa del dettaglio, la insistente voglia di sorprendere con una esagerata, pignola descrittività come ritroviamo nella contemporanea pittura iperrealista.
Nelle opere di Balthasar Van Der Ast c’è il talento, quello puro, certo intrappolato nel suo tempo, in quello che la committenza gli richiedeva di esprimere, ma ovvio, risplende solare e si trastulla tra le varie conchiglie dai velati luccichii che incantano e la luce pallida che si posa su pesche, pere, ciliegie e altri frutti. Sfavillante deborda dai petali increspati di fiori multiformi, austero, si manifesta anche in composizioni più cupe dove l’offerta dei frutti appare più sentita se proviene da uno sfondo povero di luce, più vitale se qualche insetto rimane tra le fragranti sfere anche sotto lo sguardo indagatore del pittore.
Balthasar van der Ast fu pittore olandese nato a Middelburg (1593–1657), fu maestro di Jan Davidsz. de Heem (1606-1684).