Claudia Fontes è una scultrice Argentina, la sua materia preferita è la bianchissima ceramica.
Le sue opere trasudano tra l’originalità delle forme, una certa attenzione per l’estetica, la qualità della rappresentazione umana, anche se questa poi viene inglobata in una materia primordiale con la quale sembra entrare in simbiosi.
Si nota ovvia un’attrazione per le spugne, quelle strane forme viventi a metà tra l’animale e il vegetale o meglio l’organismo pluricellulare di cui il mare è ricco.
La conformazione di spugna offre riparo ma ovviamente assorbe anche nutrimento e si presenta come forma perfetta per una madre che vuole proteggere sé e il suo piccolo e allo stesso tempo nutrirlo.
L’attrazione per gli organismi marini si manifesta evidente anche nelle altre sculture della Fontes dove invece che di spugne, le sue maternità vengono avvolte da alghe o altre escrescenze tipiche dei fondali
Da questa caratteristica di unione tra esseri diversi la Fontes parte per arrivare a teorizzare altre forme non ben identificate di convivenza stretta, rappresentate come un insieme di sfere di diverse misure che sembrano così protettive e rassicuranti da riuscire a estraniare dal contesto terreno chi ne viene avviluppato.
La Fontes ci presenta una sua versione dell’ universo ideale, candido, rassicurante ma introverso e chiuso a qualsiasi contatto esterno. Una predisposizione a costruirsi un proprio mondo dove portare solo chi si vuole senza curarsi del resto. Una condizione alienante che nel vivere quotidiano è presente forse più di quanto pensiamo, visto il massiccio uso di virtualità telematica, televisione, playstation che quotidianamente ingurgitiamo e al quale spesso ci attacchiamo a tal punto da creare con loro una connessione maggiore di quella espressa con il mondo reale.
Si arriva infatti a dover costatare la sostituzione dell’idea del contatto e l’idea stessa dell’essere umano con la sua corrispondenza virtuale. Prova di questo è il continuo scambio di messaggi e telefonate quando si è lontani e l’ignorarsi continuando a contattare virtualmente altri quando si è vicini.
Il paradosso del costruirsi una fetta di paradiso personale che implica l’alienazione dal contemporaneo, è così ben descritto dalla Fontes che esula dalla sua sola espressione emotiva per arrivare a rappresentare una caratteristica innovativa e fondamentale del nuovo millennio, ovvero l’isolamento emotivo volontario, forse causato dal non rispecchiarsi nei valori imposti innaturalmente nelle persone circostanti o nel non riconoscersi in quelli che ci vengono attribuiti. Per la Fontes Il risultato di questo atteggiamento è una civiltà di “estranei” anche se nella propria patria, perchè non condividiamo più il normale fluire emotivo, “Foreigners” appunto.