Firenze è da sempre culla dell’Arte, forse per questo trovano terreno fertile iniziative che altrove sarebbero viste come inimmaginabili, scempio del demanio, onta invisa alla rinascimentale costituzione urbana.
Clet Abraham è un artista francese classe 1966 che da più di 20 anni vive in Italia. A Firenze ha trovato il modo di esprimersi riscoprendo l’arredo stradale, la cartellonistica in versione Pop.
E’ normale girando per Firenze, imbattersi nei cartelli segnaletici, di solito sgraziati, cromaticamente intollerabili, obbligatori per la regolazione del traffico, un vero e proprio pugno in un occhio che tutte le città antiche devono sopportare. Attecchiscono davanti a pietre millenarie, a capolavori architettonici, entrate dei musei, piazze famose in tutto il mondo. Clet Abraham, forse stanco di questo eccesso dissonante dell’arredo urbano, ha cercato di rimediare, a suo modo…
Da molti anni i cartelli stradali di Firenze sembrano aver preso vita. Svegliati da un letargo obbligato dalla loro funzione ben precisa, si sono emancipati diventando appunto icone Pop. L’artista francese li ha reinterpretati, tirando fuori quell’anima che mancava ai tristi indicatori e il risultato è stato apprezzato.
Firenze non è nuova ad avvenimenti coinvolgenti per l’intera città, la Street Art però nella città toscana prende un significato particolare. Troppo esposta storicamente per essere riempita dai murales, è stata da sempre risparmiata dai writers che si sono sfogati lungo i sottopassaggi, creando vere e proprie gallerie d’Arte. Il confronto all’aperto con le meraviglie rinascimentali sarebbe stato perso in partenza, deturpante, impossibile, così la Street Art fiorentina si è evoluta e tramite Clet, ha trovato sfogo in modo discreto ma altisonante, senza disturbare anzi, donando quel tono di gaiezza che certo non guasta nel traffico cittadino.
Gli stilizzati omini dei cartelli, già familiari agli amanti dell’Arte, che sembrano usciti da opere di Keith Haring, si ritrovano impegnati in abbracci, baci, fughe, lavori, citazioni classiche, i tondi e i triangoli si riempiono di pesci, fiocchi, facce espressive, le frecce si animano e continuano ad indicare la direzione giusta ma accompagnandola con uno sberleffo.
Le manipolazioni di Clet si potrebbero infatti interpretare come una continuazione dei lavori di Haring che invece di popolare muri immensi, si calano nel contesto urbano cercando una integrazione più prossima con le persone, un contatto diretto, funzionale non mediato dalla staticità dei graffiti o dall’approccio monumentale dell’ opera d’Arte.
Forse alcuni ricorderanno che già negli anni ’90 Firenze vedeva la comparsa di esaltazioni artistiche tra le storiche mura. Furtivamente, i giganteschi cartelloni pubblicitari si riempivano di interventi pittorici. Colossali, variopinti fili spinati dall’aria in verità poco minacciosa spuntavano e avvolgevano barattoli, bottiglie, fotomodelli e fotomodelle.
Era allora Lorenzo Pezzatini, artista fiorentino che giocava a colpi di Arte con le pubblicità, il business, i prodotti in bella vista, avvolgendoli in un ironico, gioviale abbraccio punitivo. Pezzatini reinterpretava i cartelloni pubblicitari a suo modo, interessante continuatore della storia di Mimmo Rotella, che dei manifesti pubblicitari fece la sua bandiera artistica.
Clet Abraham diverso nello stile, prosegue questa goliardica tradizione di attacchi d’Arte urbani. Partito da Firenze, ha poi diffuso le sue creazioni in altri stati, altre città europee, sempre tenendo fede al suo stile, al suo messaggio.
Ma Abraham non è il solo artista che si dona per le strade di Firenze. Più introverso e in verità pare ancora anonimo, un certo “Blub” si prodiga ad abbellire angoli grigi e muri con la sua firma: “L’ Arte Sa Nuotare”!