Ermes Ludovisi o Ermes Logius – I° secolo d.c.

Ermes Ludovisi o Ermes Logius – I° secolo d.c.

Ermes Ludovisi – I° secolo d.c.

 

Copia romana del I° secolo d.c., di un più antico bronzo greco, forse fuso nel V° secolo a.c., è questo “Ermes Ludovisi“, così chiamato perché raffigura appunto Ermes o Mercurio che dir si voglia, e perché appena ritrovato, fece parte della già ricca collezione del cardinale Ludovico Ludovisi.

 

Ermes Ludovisi (particolare) – I° secolo d.c.


 

Nel 1901 dopo l’asta della raccolta artistica allora denominata Boncompagni Ludovisi , l’”Ermes fu posto nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps.

Si pensa che la versione originale sia stata uno dei tanti bronzi greci, forse opera dello scultore Fidia (Atene 490-430 a.c.) o di Mirone (Eleutere V° secolo a.c.) di cui gli scultori romani si invaghirono e riprodussero in marmo con gran perizia nei primi secoli a.c. e d.c..

Come dare torto agli artisti stanziali presso il biondo Tevere, i bronzi greci che giungevano a loro erano capolavori inarrivabili già nell’idea stessa della posa ancora prima che nel modellato così naturale e perfetto.

 

Ermes Ludovisi (particolare) – I° secolo d.c.

 

Dato alla luce nel periodo greco “severo” di cui conserva le caratteristiche dell’accennato movimento, questo soggetto si identifica in Mercurio per il suo caratteristico cappello detto “petaso”, tipico dei pastori dell’ Arcadia. Nei secoli il cappello di Mercurio fu poi rappresentato alato, fino a trasformarsi in elmetto alato.

Pregevole brano scultoreo sono i ricci sporgenti da sotto il copricapo e il manto “himatium” che ricopre il braccio fin su un ceppo, a formare una struttura, non solo interessante per i valori estetici ma soprattutto atta a mantenere meglio l’equilibrio e la colata bronzea dell’originale.

 

Ermes Ludovisi (particolare) – I° secolo d.c.

 

Ma come in molte altre sculture greche pervenuteci attraverso marmorea fattura romana, anche questa mostra la grandissima virtuosità dell’artista modellatore soprattutto nel fluido tronco, nella muscolatura non ancora straripante come nell’epoca greca “classica” successiva, ma contenuta e bellissima nella sua composta semplicità, non appesantita da una descrittività esasperata ma comunque possente, altera, perfetta, idealizzata quel tanto che basta per farne una figura che sia più di un corpo di uomo anche se di questo ha sembianze.

La mano distesa probabilmente stringeva il “caduceo”, il classico bastone alato con due serpenti incrociati simbolo della sapienza e posseduto da Ermes. In seguito questo vessillo fu identificato fino a confondersi con il bastone di Esculapio, il figlio di Apollo dedito alla medicina, che in verità aveva solo un serpente avvolto. L’identificazione poi è arrivata al punto da divenire il simbolo mondiale della medicina.

 

Ermes Ludovisi – I° secolo d.c.

 

Pregevole è anche il braccio sollevato, forse intento nel sostenere una coppa nell’atto del brindisi o più probabilmente atto a sottolineare con un gesto la possanza dell’interloquire. In realtà questo braccio fu ricostruito in tale posa nel restauro di Alessandro Algardi , e non è certo che sia nella posizione iniziale.

L’”Ermes Ludovisi” è anche detto “Ermes Logius” per questa particolare posa che sembra riassumere la volontà comunicativa dell’oratore. Dalla fronte abbassata, la mano ad indicare un gesto fluttuante verso gli ascoltatori e il “caduceo” nell’altra a rivelarne la potenza, L’”Ermes” raffigurato dallo sconosciuto scultore greco, effettivamente comunica anche senza parlare, con la maestosa grazia e potenza riservata agli dei.

 

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