ET IN ARCADIA EGO

Nicolas Poussin – Pastori Dell’Arcadia – 1640

“ET IN ARCADIA EGO”

Questa frase è una delle più enigmatiche della storia dell’Arte se non un enigma antico tra i più interessanti di ogni genere, se siete appassionati di anagrammi o frasi sibilline, allora non potete non averne sentito parlare.

Fu in voga negli anni del Rinascimento ma soprattutto nel ‘600 se ne vide la comparsa in quadri dall’aspetto già macabro, in stile “Vanitas”, dove spesso accanto ad una tomba con su questa scritta si potevano trovare anche teschi o ossa.

Et In Arcadia Ego – Guercino – 1622
Et In Arcadia Ego (particolare) – Guercino – 1622

Fu in quei secoli che la letteratura rispolverò “l’Arcadia” quale termine usato dagli antichi scrittori Greci per indicare una sorta di paradiso terrestre e ne riscrissero facendone scenario per le loro storie di pastori e personaggi mitologici.

“Et In Arcadia Ego”

non sembra però una frase fine a se stessa, in quanto già pare essere parte di un discorso dal quale è stata estrapolata. Per questa sua incompiutezza appunto si è pensato sia anagramma di una ipotetica nascosta indicazione massonica, indizio lasciato come altri nelle cattedrali e soprattutto in statue e quadri rinascimentali e posteriori. Ma l’uso di questa frase sembra sia più antico come ciò a cui si riferisce, sempre che questa sia veramente la frase da studiare e non un complesso anagramma.

Nicolas Poussin – Pastori Dell’Arcadia – 1627

I riferimenti a massoni di ogni genere si sprecano, come al Priorato di Sion, al Graal e alla Tomba di Cristo, e  infatti anagrammata la frase può anche essere letta come

“Arcam Dei Tango Iesu” (tocco la tomba di Cristo),

frase forse corretta, almeno per i pittori seicenteschi, visto che spesso compare in quadri e sculture, scritta su una tomba dove chi legge vi posa la mano.

L’Arcadia, terra sublime, simbolo di esistenza senza problemi, gioia, passione, serenità. Forse al fine la enigmatica scritta è testimonianza di chi riposa nelle tombe su cui compare, come descrizione di colui che vi giace, quale ricordo di una vita felice e gaudente, oppure di chi fece parte di una cerchia di persone, massoni o no, a cui tale vissuto era congeniale.

Konstantin Makovsky – Arcadia Felix – 1890

“Et In Arcadia Ego”, ovvero: “Anche io ho vissuto  in Arcadia”

che in questo caso starebbe a significare:

“Anche io ho vissuto in Paradiso”.

Gioioso epitaffio o enigma ancora irrisolto?

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