Georges Mathieu – La victoire de Denain – 1963

Georges Mathieu – La victoire de Denain – 1963

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Georges Mathieu – La victoire de Denain – 1963

L’essenza di Mathieu è il gesto pittorico non l’effetto. Mathieu, pittore francese informale, esalta la pennellata viva, come se l’energia impiegata nel darla potesse restare sulla tela e vi si conservasse. Il fine è di tendere alla creazione di un’opera nella quale il visibile sia in realtà importante per il fatto di incorporare nella materia di cui è composto l’energia vitale di chi lo ha generato nella misura e nella quantità in cui in quel momento l’artista ne ha espressa.

Mathieu amava dipingere davanti ad un pubblico, fu classificato artista “performer“, un passaggio obbligato che si inserisce perfettamente nella sua teoria gestuale: se il gesto pittorico è il soggetto, è giusto che ci sia un pubblico al momento della sua concretizzazione.

L'”Abstraction Lyrique” da lui professata è il suo linguaggio, astrazione libera da razionali gabbie, sfogo dei sensi e della vitalità istintiva, emozione pura nell’atto del creare. I suoi quadri sono esplosioni di colore su sfondi cupi, rilievi cromatici ne solcano la lunghezza, sfrecciano in ogni senso, come un gioco pirotecnico o una battaglia di luci, forse per questo molte delle sue opere portano il nome di battaglie.

Si potrebbe asserire che nella pittura di Mathieu si intravede una certa influenza giapponese, un’assonanza con la loro calligrafia e la pittura Gutai,  in effetti soggiornò in Giappone nel 1957 e vi fece alcune mostre e performance seguitissime, ma la sua struttura pittorica era già ben definita prima di quel viaggio, al punto che fu al contrario considerato lui un ispiratore della svolta moderna dell’arte nipponica. Ad ogni modo le grandi tele di Mathieu sono molto più sanguigne: la tavolozza è varia e accesa, l’evento pittorico non ha premeditazione né uno scopo dichiarato, dal nulla nascono e in pochissimo tempo vengono dipinte, conservano così intatta la forza istintiva creatrice dell’artista.

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