Giorgio Albertini – Iperrealista?

Giorgio Albertini – Iperrealista?

Giorgio Albertini – Blow Up – 2001

 

Giorgio Albertini nasce a Milano nel 1930 qui studia, vive e lavora.

In un periodo in cui l’Arte subisce l’influenza culturale di tendenze proveniente d’oltre Oceano e sente forte il richiamo concettuale, Albertini si forma principalmente come pittore astratto, innamorato fin dagli esordi della vera pittura, fatta di pennelli e colore su tela.

 

Giorgio Albertini – Gaillardia, trittico – 2000


 

Negli anni ’70, quando intorno a lui vede nascere e crescerei i movimenti e le tendenze artistiche più interessanti del secolo passato, si dirige prepotentemente verso l’Iperrealismo, supportato da una grande virtuosità pittorica, e se in alcuni momenti le tendenze contemporanee ne contaminano le opere, non interferiscono mai decisamente nella definizione del suo concetto di Arte, al limite sono citazioni atte a contesatualizzare il suo lavoro.

 

Giorgio Albertini – Rosa, trittico – 2000

 

Albertini è affascinato dall’immagine fotografica, quindi la riproduce in pittura sfidando e sorvolando i crescenti aneliti Pop, le transavanguardie, i movimenti spazialisti o concettuali. Semplicemente non se ne cura e anche quando la contemporaneità dell’immagine entra nei suoi lavori con citazioni Pop, lo fa sempre seguendo le rigide regole pittoriche che lui si autoimpone.

 

Giorgio Albertini – Entertainment For Men – 1972 Casamuseofrancescocristina.blogspot.it

 

La sua teoria figurativa è riassunta nell’assioma che vede nella fotografia un mezzo di confronto con la propria virtuosità pittorica, un meccanismo ormai impossibile da ignorare e che sembra donarci l’oggettività della visualizzazione. Si potrebbe a questo punto concordare sulla classificazione di Giorgio Albertini come iperrealista ma sarebbe in realtà una catalogazione riduttiva del suo lavoro.

 

Giorgio Albertini – Forma Fluens Nudo – 1988 Casamuseofrancescocristina.blogspot.it

 

Giorgio Albertini non solo si confronta oggettivamente con la fotografia, ma cerca anche di sfruttare quelle immagini che grazie a lei possono essere fermate, che l’occhio umano non può cogliere, ovvero l’attimo, il movimento, oppure il dettaglio ingigantito all’eccesso. Praticamente solo nel panorama iperrealista a capire l’importanza di questa qualità della fotografia, Albertini introduce nelle sue opere anche la contemporaneità vista attraverso il filtro alterato della pubblicità.

 

Giorgio Albertini – The Love Of Horses, olio e matita su cartoncino bianco – 1978 Casamuseofrancescocristina.blogspot.it

 

Fedele, maniacale riproduttore di queste immagini, rende palese l’assurdo nel ciclo del “Vecchio West“, ovvero che noi siamo ormai abituati a nutrirci di immagini irreali, nella migliore ipotesi di copie, ma spesso di presupposte copie della realtà che invece sono solo immagini di quello che pensiamo sia la realtà. Questo paradosso era particolarmente sentito negli anni ‘60-‘70-’80 quando la cultura americana aveva ormai invaso i mass media del nostro paese ed era cominciata una corsa a ricreare film , musica e anche Arte simile a quelli made in U.S.A.

 

Giorgio Albertini – Trittico – 2006

 

Conclusa questa fase di studio sociale citazionista, Albertini si apre ad una  più rilassante fase pittorica incentrata sull’estetica. E’ il momento dei dittici e dei trittici, dove accanto allo sfoggio di tecnica, Albertini esalta il colore quale re incontrastato delle opere, incastonado fiori iperrealisti tra monocromi accesi che li accompagnano e li esaltano.

 

Giorgio Albertini – Acquamorfosi – 1984

 

In seguito Albertini si concentra su altri soggetti, mette alla prova la sua qualità pittorica scrutando nella natura, la amplifica servendosi delle immagini fotografiche e dipingendo dettagli di fiori ingigantiti, riflessi sull’acqua, ma anche vette innevate o che mostrano la sagoma scura immerse in sfondi monocromi, forse quest’ultimi simbolici di una meta raggiunta e della sua ormai sperimentata solidità artistica.

Giorgio Albertini

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