Le opere di Celiberti (Udine, 1929) hanno il sapore delle cose semplici, delle scritte sui muri sporchi e logori, fatte in fretta prima di essere visti, degli amori confessati solo all’intonaco, corrisposti o meno, genuini e ingenui. Hanno il gusto del proibito, del segreto, delle paure, dei turbamenti , dei puerili giochi di cuori adolescenziali ancora puri. Forse proprio perché così semplici, risultano magnetiche interessanti, gioviali, piene di calore e donano a tutto ciò che c’è intorno un’atmosfera radiosa.
Tra una miriade di segni, sgraffi, colori di vario tipo, spuntano i cuori di Celiberti, appena accennati, sgangherati nella fretta dell’esecuzione, tra striature di altri colori costellate di “X”, in mezzo ad altre scritte, ad altre intenzioni emotive.
– XXX = abbreviazione di origine anglosassone per “baci, baci, baci”, comunemente usata negli SMS o in altri messaggi brevi come forma di saluto finale – (Wikipedia).
Proprio come su quei muri o muretti dove viene scritto di tutto da chi fatica a trattenere sentimenti e non ha ancora la forza per mostrarli, Celiberti dipinge i suoi quadri, alla ricerca di una emozione nascosta come lo è spesso l’affetto nel vivere quotidiano.
Questo contrasto tra il sentimento puro, rappresentato dai cuoricini, simboli adolescenziali d’amore e il contesto sdrucito, base delle sue opere, amplifica la sua tematica esistenziale, il suo dono all’essere umano, la sua lezione di vita: il bisogno di manifestare affetto a prescindere.
Perché Celiberti sa che un cuore disegnato anche male sul muro ma dalla persona giusta, può essere il più grande dei doni per chi lo aspetta.
Celiberti studia gli affreschi antichi, visita le necropoli della Roma paleocristiana, nel 1965 visita il lager di Terezin nei pressi di Praga e rimane colpito dai graffiti che migliaia di bambini ebrei lasciarono sui muri prima di essere trucidati. Disegni, pezzi di poesie, scritte, testimonianze.
Da tutto questo, Celiberti estrapola il desiderio di vita, di un sentimento puro e lo comunica al mondo attraverso quello che è divenuto il suo linguaggio figurativo caratterizzante. Con quei segni, che potrebbero essere scambiati per icone moderne e espressione di una Pop Art contemporanea, Celiberti crea il suo linguaggio pittorico, forte, chiaro, soprattutto universale.