Giorgio Griffa – Teorizzazioni pittoriche

Giorgio Griffa – Teorizzazioni pittoriche

Giorgio Griffa – 1972

Definire Arte l’opera di Giorgio Griffa è appropriato? Con questo interrogativo ci avventuriamo nell’esplorazione dei suoi lavori cercando prima di tutto di capire e di puntualizzare cos’è e quale scopo vuole raggiungere Giorgio Griffa con la sua pittura, perché Griffa non dipinge, pensa, non illustra ma teorizza, non si manifesta con segni su tela ma li usa quali appunti metafisici del proprio pensiero. Il risultato è quindi un costrutto segnico di difficile comprensione, se non di assurda sintesi per chi non è introdotto al Griffa pensiero, semplicemente perchè ciò che è il resoconto finale su tela non ha importanza per lui, ciò che è importante è il cammino teorico attraverso cui ci giunge, i segni lasciati durante questo ipotetico percorso sono solo appunti di viaggio.

Giorgio Griffa – Linee Orizzontali – 1971

Quindi non dobbiamo stupirci della semplicità delle sue opere, non della massima semplificazione formale oltre il Minimalismo, neanche dell’assenza di un sottofondo concretamente stabile, le sue tele infatti sono come fazzoletti di carta, senza cornice, senza telaio, da stendere, inchiodate al muro o conservare piegate, proprio come foglietti su cui si tracciano lineee, abbozzano disegni quando si teorizza un progetto in fretta e non si ha né il tempo né i materiali per farne la descrizione completa. In Griffa questo non avviene mai, l’aspetto ipotetico è così predominante che le linee tracciate, abbozzate, stilizzate al massimo grado, bastano già di per sè a puntualizzare l’idea base.

Giorgio Griffa

Lo possiamo definire Astratto? Informale? Assolutamente no, proprio perché queste forme artistiche presuppongono un’attenzione per l’estetica che Griffa non ha, a Griffa non interessa.    

Se Licata esalta il segno privandolo di significato ma facendone l’apoteosi del significante, se Capogrossi lo ripeteva ossessivamente caricandolo del significato delle tre dimensioni, lui bidimensionale, e risolvendo così il problema spazialista della tela, Griffa lo usa come ciò che è, con un significato così preciso da non doverlo caratterizzare o curarlo esteticamente, perché i suoi segni sono come appunti scritti in fretta, come stenografie e non contano per come sono scritti ma per ciò che rappresentano nella sua mente, nel suo linguaggio.

Giorgio Griffa – Ciclo delle Numerazioni

Griffa descrive costrutti sociali, ipotizza individui, uniformi ma dissimili nella loro concretizzazione, come lo sono i segni tracciati sulla tela. In seguito i segni si moltiplicano nella sua mente e nascono completamente diversi, vengono tracciati e convivono, trovano il modo di farlo nella stessa opera. Ancora crea nuovi segni per nuove entità energetiche che introduce all’interno di preesistenti ambienti con già gli altri segni primordiali e nascono altre tele, un altro ciclo pittorico, ben otto sono quelli che Griffa battezza, di cui c’è un inizio ma mai una fine e che porta avanti contemporaneamente.

Giorgio Griffa – Ciclo delle Numerazioni

Alla metà degli anni ’90 nasce il ciclo delle “Numerazioni“, dove accanto ai segni ci sono numeri, per ordinare  colori, forme. Il processo matematico si sviluppa nel suo pensiero fino a dare inizio all’altro ciclo dedicato alla “Sezione Aurea” nel 2000, qui si innamora definitivamente della quantificazione infinita cha appunto la sezione aurea vuole definire.  

Al netto di tutto questo la domanda resta la stessa: “E’ Arte? Oppure una ipotesi artistica? O che altro?     

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