Giove – 150 d.c. circa

Giove – 150 d.c. circa

Giove – 150 d.c. circa

Dalle forme perfette è questo “Giove“, di epoca romana del 150 d.c. probabilmente anche questo copia di un più tardo bronzo greco arrivato nell’antichità alle soglie della città eterna.

La posa colloca la statua primordiale nel periodo “ Classico ”, ne ha l’impostazione tipica delle gambe, leggermente avanzate una rispetto all’altra nell’accenno del movimento, contrapposte agli arti: esteso quello dalla parte della coscia rilassata, disteso quello dalla parte della coscia in tensione. La tipica posa detta a “chiasmo” era quasi immancabile in quella fase dell’Arte Greca Severa, quando ancora vi resistevano rigidità degli arti, assenti in seguito, nel periodo “Classico”, dove gli artisti si sbizzarrirono in composizioni più ardite e varie, supportate anche da una anatomia più complessa e rifinita nel dettaglio.

Giove – 150 d.c. circa

Il “Giove” conservato al Louvre Lens è anch’esso perfetto nell’anatomia, idealizzata, scolpita secondo canoni precisi che ne descrivevano le proporzioni esatte e che hanno fatto leggenda delle opere greche già presso i posteri romani. Ben levigato nella superficie, forse troppo, chi lo ha copiato non ha azzardato i dettagli della muscolatura, ma ci ha comunque lasciato la notevole bellezza dell’insieme. Altra caratteristica di sculture di questo periodo è l’addome, dove gli addominali laterali strabordano da sopra il bacino nella parte frontale. Non esasperato nella muscolatura ma comunque imponente, il “Giove” osserva tranquillo da sotto una capanna di riccioli fluenti e da sopra una barba altrettanto ben scolpita in decine di ciocche simili a serpenti.

Giove (particolare) – 150 d.c. circa

Notevole è la definizione del mantello, da cui fuoriesce il braccio tornito pronto a sorreggere la saetta mortale. Ai suoi piedi una grossa aquila posa e gli si rivolge a dimostrare, per chi ancora non lo avesse capito, che quella è la statua del Dio padre degli dei dell’Olimpo di cui il rapace pennuto è simbolo.    

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