Hans Von Aachen – Allegoria Della Pace – 1602

Hans Von Aachen – Allegoria Della Pace – 1602

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Hans Von Aachen – Pallade Atena, Venere E Giunone – 1593

Vero e proprio gioiello della prima espressione baroccheggiante è questa “Allegoria Della Pace” (197×142 cm) di Hans Von Aachen (Praga, 1552-1615) del 1602.

Hans Von Aachen – Allegoria Della Pace – 1602


Nel ‘600, La pittura barocca si affacciava alle corti di tutta Europa, sorretta dal perfezionamento dei materiali pittorici e dalle nuove possibilità della pittura ad olio, tanto che ci fu una proliferazione di egregi maestri, alcuni dei quali non sono stati nel tempo elogiati quanto meritano da noi posteri. Hans Von Aachen è un pittore che non ha inciso il suo nome nella colonna portante della storia dell’Arte non tanto perché esente da un virtuosismo pittorico eccellente, quanto perché superato in innovazioni stilistiche da altri maestri contemporanei.

Il suo talento è indiscusso, basta guardare quest’opera per notare una morbidezza delle carni indescrivibile, una trasparenza che va oltre la realtà della figura umana e si colloca nella zona del sogno sublime.
Descritta con tanta maestria, la figura centrale “la pace”, mantiene  anche se non ottimale nell’anatomia, una eleganza non comune nella prospettiva, nelle proporzioni. Il disegno è infatti discutibile, le cosce sono innegabilmente troppo lunghe, il braccio troppo grosso, ma la capacità di ombreggiare e rendere la tridimensionalità con delicatezza esemplare, ne fanno comunque un capolavoro, tanto che Von Aachen sembra poter trasformare errori anatomici, elevandoli ad accentuazioni stilistiche che impreziosiscono l’opera.

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Hans Von Aachen – Allegoria Della Pace (particolare) – 1602

Azzeccatissima la scelta cromatica, che contrappone i rossi ai gialli ocra, con in mezzo il perlaceo cromatismo della protagonista. Stupenda la contaminazione delle zone praticamente monocrome con oggetti del colore contrapposto (la spada gialla nella zona rossa, il vino rosso nel bicchiere giallo oro). La composizione sottolinea perfettamente l’idea cromatica del tema di fondo: le due forze contrapposte che delicatamente si incontrano e si contaminano cercando di dare origine a un precario equilibrio, in cui si avverte, nei visi dei protagonisti tutta la volontà di renderlo stabile.

Il colore è il punto focale del quadro, il motivo che sottolinea le parti avverse e nella loro nettezza tonale, pone l’accento sulla complessità di una fusione difficilmente ottenibile, forse impossibile, ma di cui si avverte la volontà nell’offerta del vino e nella spada che salda nella mano, non è però sorretta a monito, anzi è confusa nel drappeggio e appare come l’unione di una lama eterea con un astrolabio.

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Hans Von Aachen – Tarquinio E Lucretia – 1600

L’incarnato della protagonista, degno dei maestri rinascimentali che Von Aachen studiò in Italia, in contrasto all’increspato panneggio rosso, risalta magnificamente e ci introduce alla massa di oggetti in primo piano, tutti dipinti con eccellente virtuosità: la coppa di vino, le alabarde, fino alla balestra, che anche se nascosta nell’ombra, merita di essere osservata con attenzione per la grande cura che le è stata riservata.

Pan and Selene. 1600-1605.
Hans Von Aachen – Pan E Selena – 1605

Hans Von Aachen, sconosciuto a molti, merita di essere ricordato anche per altre opere “Tarquinio E Lucretia” (121×185 cm) del 1600, dove alla sua solita delicatissima descrizione degli incarnati, si somma una maggiore cura anatomica, il piccolo gioiellino (54 × 67 cm) “Pallade Atena, Venere E Giunone” del 1593 e l’impudico “Pan E Selena“ del 1605, altro gioiellino (40 × 49.2 cm).

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