I soffitti Rococò di Gian Battista Tiepolo

Tiepolo – Allegoria dell’Europa, Wurzburg – 1752-1753

I soffitti Rococò di Gian Battista Tiepolo

Tra le molte opere che nei secoli scorsi hanno ricoperto  l’Italia a perenne bellezza, non si può  non menzionare i capolavori rococò  che di sfarzo e di genio hanno rivestito palazzi, regge, chiese. Maestri della difficilissima pittura a fresco ce ne furono molti, fin dai tempi di Giotto e antecedenti,  e certo la Cappella Sistina dipinta da Michelangelo fa ancora impallidire gli altri artisti cimentatisi in questo magnifico ramo pittorico, ma tra tutti un altro grandissimo affrescatore deve assolutamente essere menzionato, sia per la qualità delle sue vedute prospettiche, ricamate sui soffitti, sia per la quantità che ne fece. Giambattista Tiepolo (1696-1770) fu pittore grandissimo, non solo di tele ma soprattutto di affreschi.

I suoi primi lavori di fresco risalgono alla giovane età di 19 anni, quando nel 1715 iniziò a dipingere i cinque soprarchi della chiesa veneziana di Santa Maria dei Derelitti.

Tiepolo – Allegoria dell’Europa, Wurzburg – 1752-1753

In seguito, anche se rinomatissimo pittore ad olio, si specializzò nella pittura murale, soprattutto quella dei soffitti che ricamò in gran numero con una selva di personaggi paragonabile a quella dei quadri del Veronese, mantenendone la stessa coloristica veneta, sempre più accesa col passare del tempo ma complicandola all’eccesso con prospettive mozzafiato. I suoi soggetti ricoprono i cieli entro le mura di palazzi, svolazzanti, leggeri e riempiono i bordi di fantastiche cornici dalle quali ci osservano, narrando le loro storie e sovrastandoci, materializzandosi in scorci arditi che osserviamo con meraviglia dal basso, dove le anatomie, nonostante le pose innaturali e complicate, sono perfette, perfetti gli svolazzi, le ombre, le luci, e la totalità delle scene è sempre teatrale e coinvolgente.

Possiamo notare nelle sue atmosfere cavalli sfreccianti visti dal basso e perfettamente resi, putti, angioletti, ninfe e dee o dei, personaggi storici, e un’altra miriade di soggetti che impreziosiscono le scene, spettatori, oppure distratti per i fatti loro. Il disegno in quella stranissima e difficile prospettiva dal basso che in questi  affreschi di soffitti viene usata, non ha segreti per il Tiepolo, lui sembrava divertirsi nell’immaginare pose impensabili e complesse e compiacersi del riuscire a realizzarle con così tanta apparente semplicità e perfezione.

Certo per questo e anche per la monumentalità dei suoi lavori fu maestro di quella difficile Arte appunto l’affresco, che in Italia vide la sua massima espressione, ma soprattutto furono italici i più grandi affrescatori senza dubbio, al punto che lo stesso Tiepolo più volte non solo fu chiamato ad abbellire palazzi in terra natale, ma anche fu ricercato per il suo valore nelle corti di mezza Europa e sempre lasciò i suoi committenti senza fiato.

Tiepolo – Allegoria dell’Europa, Wurzburg – 1752-1753

Fin dagli inizi dell’anno mille l’Arte vide distinguersi i suoi figli italiani nell’affresco, tanto che in nessuna delle altre chiese se non in quelle italiane sono lasciate intere pareti e soffitti piatti, pronti per tale tipo di decoro. A tal punto era arrivata la maestria degli artisti italici che anche quando il progresso e la tecnica messa a disposizione degli architetti permetteva loro la costruzione con grandi quantità di stucchi, volte, colonne, navate incastonate in una miriade di vetrate e finestroni tipiche delle chiese  mitteleuropee e gotiche, in Italia si continuava a preferire l’uso di gran parte dei muri piatti, pronti per all’affrescatura.

Tiepolo – Bellerofonte Su Pegaso – 1747

Incredibile è pensare come facessero il Tiepolo e i suoi collaboratori a dare vita a figure così complesse quali quelle che ancora possiamo osservare a Würzburg (“Allegoria Dei Pianeti E Dei Continenti” del 1750) in Spagna oppure a Venezia (“Apoteosi Della Famiglia Pisani” del 1762), nel breve tempo in cui potevano dipingere sull’intonaco prima che si seccasse affinchè racchiudesse il colore donatogli, per l’eternità. Eppure, per quanto sembri impossibile, Tiepolo si esaltava con slanci pittorici e scorci prospettici incredibili più nella pittura dei soffitti che non in quella più comoda delle tele di cui le più belle sono appunto schizzi preparatori per i più grandi affreschi.

Mistero della natura umana, che vede l’uomo talvolta spinto alla competizione più verso se stesso che verso gli altri, che come sportivo non va oltre il pari in una prova di basso livello, invece si esalta e vince in quella dove la difficoltà è maggiore e la riuscita dell’impresa sembra impossibile.            

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.