Brian M. Viveros è un artista californiano specializzato nella creazione di volti femminili sensuali, conturbanti, dalle fattezze perfette ma immersi in atmosfere inquietanti.
La sua tecnica prevede una combinazione di colori acrilici, a olio e l’utilizzo dell’aerografo per terminare l’opera iniziata con uno schizzo a matita di grafite.
Artisticamente dotato quando non scade nella pura illustrazione, Viveros incarna nei suoi volti di donna l’archetipo femminile della bellezza, dai nasi minuscoli e delicati, gli occhi ovviamente da cerbiatta ferita, la pelle levigata, la bocca rossa fiammante dove spesso spicca una sigaretta accesa, simbolo di predisposizione al peccato.
Le donne di Viveros fanno sognare chi le osserva, con quell’aria di fotomodelle un po’ tristi e bisognose d’affetto, incastonata in accessori del tutto inusuali, come elmetti, cinture di proiettili, caschi da boxer e contornate da cerotti o schizzi di sangue, abbellite da un trucco sapientemente scolorito ad Arte.
Viveros ci introduce nel suo universo di donne guerriere, impegnate in una lotta simbolica dove le armi non sono fucili o mitragliatrici ma la bellezza, la vulnerabilità, la femminilità vista come arma strategica con la quale poter lottare nella apparentemente pacifica società moderna, dove affermare una propria concezione emotiva diventa appunto una lotta.
Apprezzato fin dai suoi esordi, Viveros nel 1997 partecipa alla grande mostra collettiva “The Art Of Porn” in Svizzera. Da qui prosegue una fortunata carriera artistica che lo vede impegnato in pubblicazioni e cortometraggi dall’aspetto apparentemente onirico. Nel 2005 debutta come regista con “Dislandia”, tra le altre opere filmate, si può ricordare “Tercio De Muerte” e “Lesser Elusinian Mysteries”, ma forse, è preferibile come pittore.