La Fontana Del Nettuno a Firenze, il “Biancone”

Bartolomeo Ammannati – Il Biancone (prima del restauro alla mano) – 1560/1565

La Fontana Del Nettuno a Firenze, il “Biancone”

Tempi d’oro per l’Arte furono quelli in cui i fiorentini dal palato fine si permettevano di contestare il bianchissimo marmo scolpito dall’Ammannati e posto in Piazza della Signoria a Firenze, allora l’Arte non aveva bisogno di spiegazioni, non di dotti e sapienti che non lo fossero nell’adoperare il leggero pennello o il rude mazzuolo, e che fossero braccianti, gente d’armi o usi al mercimonio, tutti da subito sapevano distinguere un capolavoro di inarrivabile bellezza da una scultura di grossolana fattura, che tante ce n’erano per le vie, perché i capolavori scaldavano veramente il cuore anche se fatti di freddo marmo e niente e nessuno poteva infangare qualsiasi opera lo fosse, come verità sotto il sole che nessuno può contestare mai. Fu nella Firenze del Rinascimento che si sfidarono a duello e colpi di genio i magnifici Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Cellini, Donatello, Botticelli e tanti, tanti altri, presentando le loro opere per poi godere di fama mondiale al loro tempo e nei secoli a venire, osannati come miti di una città incantata dove stelle brillavano al pari della odierna, americana Hollywood. Erano loro le rockstars che da tutta Europa venivano a vedere, artisti e non, apprendisti, principianti ed affermati, che con umiltà si mettevano a studiare e copiare i loro pezzi di cielo scolpiti nel marmo, i loro dipinti simili a squarci, finestre sul paradiso. Pensate che da ogni dove giunsero a Firenze in quella piazza solo per vedere i bozzetti preparatori degli affreschi che poi il Buonarroti e il Da Vinci mai terminarono per la sala di Palazzo Vecchio.

Bartolomeo Ammannati , Giambologna – Fontana Del Nettuno- 1560/1565

In questo contesto il “Nettuno” fu commissionato non senza tribolazione, all’Ammannati Bartolomeo (1511-1592) architetto e scultore di fama, quale simbolo delle nuove conquiste fiorentine verso il mare. Fu un marmo ambito perché enorme. Pareva dovesse essere scolpito da Baccio Bandinelli (1493-1560), purtroppo già anziano, morì e nonostante i molti pretendenti tra cui Benvenuto Cellini che sembra si ammalò e sospinto dalla voce del popolo il fiammingo Gianbologna , la scelta ricadde sull’Ammannati, certo più famoso come architetto che come scultore ma preferito perché nelle grazie della moglie di Cosimo, la Duchessa Eleonora di Toledo. Cellini subito commentò così la sfumata commissione: 

“Sventurato marmo, se con il Bandinelli eri capitato male, con l’Ammannati sei capitato cento volte peggio”.

E l’Ammannati volle ricambiare l’onore a lui affidatogli da Cosimo de’ Medici scolpendo i suoi lineamenti nel volto del “Nettuno“, ma nonostante questo e l’immensa grandezza della scultura, da subito non fu amata dai fiorentini, forse per la posa troppo semplice e composta o  forse per l’espressione accigliata  e la testa che come del resto anche il corpo, non è armoniosa e classica nelle proporzioni. Fu da subito evidente che quella immensa mole di marmo era scolpita nel corpo grossolanamente, se paragonata alle sculture che aveva accanto. Come grande campione in competizioni che però mai vinse per la presenza di un ancor più grande competitore, l’Ammannati si trovò così a sentire contestata la sua opera che forse in ogni altra piazza sarebbe stata osannata.

Bartolomeo Ammannati , Giambologna – Fontana Del Nettuno- 1560/1565

Ma nella culla dell’Arte non ci furono sconti e perfino Michelangelo giunto nella stupenda piazza per ammirare il capolavoro (oppure il Cellini o forse fu la voce del popolo a proferir queste parole), deluso, contestò l’operato con questo motto rimasto famoso nei secoli:

“Ammannati, Ammannati, quanto marmo t’hai sciupato!”.

Infatti il “Nettuno” non fu certo ricavato dal marmo con la grazia che contraddistingue il “David”, né le forme del “Perseo” di Cellini, nemmeno i lavori del Giambologna che però ottenne la committenza delle opere in bronzo tutte intorno alla fontana, certo più leggiadre e movimentate.

Bartolomeo Ammannati – Il Biancone – 1560/1565

Eppure la volontà non mancò all’Ammannati di farne un capolavoro e in parte ci riuscì, ma la testa nel suo culmine denuncia ancora l’errato calcolo dello scultore e la possanza della muscolatura sul davanti è effettivamente troppo scontata anche se ben fatta. La città che si aspettava di essere stupita non trovò in quella staticità delle forme ciò che cercava e il “Biancone” è rimasto così, vetta, la più grande statua  in mezzo alla piazza che cozza con i movimentati bronzi del GiambolognaTeti“, “Doride“, “Oceano” e “Nereo” e i suoi bellissimi cavalli alla base della vasca. Bellissima è invece la muscolatura nella parte posteriore dove nascosti, due dei tre putti suonano entro trombe dalla strana forgia, la gloria del re dei mari.

Bartolomeo Ammannati , Giambologna – Fontana Del Nettuno dopo il restauro del 2019 – 1560/1565

Scolpito tra il 1560 e il 1565, fu inaugurato per festeggiare l’unione di Francesco de’ Medici con la Granduchessa Giovanna d’Austria il 10 di Dicembre e nel tenebroso cielo invernale, fu subito ribattezzato “Biancone” per il pallore che il grande marmo bianco emanava.

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