La Gioconda Isleworth o Earlier Mona Lisa – 1500 circa

La Gioconda Isleworth o Earlier Mona Lisa – 1500 circa    

La Gioconda Isleworth o Earlier Mona Lisa – Attribuita a Leonardo Da Vinci – 1500 circa

E’ ormai un dato di fatto che alcuni artisti hanno dipinto più da morti che da vivi, nel senso che dopo la loro dipartita sono stati messi sul mercato centinaia di falsi, copie ma anche nuove opere sullo stesso stile vendute come autentiche e a volte il numero dei falsi forse supera quello dei quadri autentici venduti quando erano viventi. E’ stato il caso di vari pittori contemporanei che ci hanno lasciato da poco, un esempio tra tutti: Mario Schifano.

 Alcuni di questi pittori sono particolarmente bersagliati dai falsificatori perché il loro stile è facilmente imitabile, ma negli ultimi tempi si è assistito ad un fenomeno nuovo, che esula anche dall’altro fenomeno moderno, quello delle  mutate attribuzioni di quadri antichi. Capita invece che compaiano copie di capolavori, o altre versioni di opere antiche già esistenti, reputate di mano di maestri eccelsi. Uno dei più colpiti da questo fenomeno negli ultimi decenni è, sicuramente perché il più famoso artista in assoluto, Leonardo Da Vinci.

 Sono state molte le “Gioconde” attribuite a leonardeschi se non proprio a Leonardo stesso, solitamente però si è arrivati a stabilire la paternità quasi certa, o comunque a escludere se non la scuola leonardesca, la mano propria del maestro di Vinci, questo perché lo stile e la qualità di Leonardo è in verità difficilissimo da imitare. Di tutto questo è un esempio anche la “nuova Gioconda” rivelata al pubblico da poco, denominata “Gioconda Isleworth” o “Earlier Mona Lisa”. 

La Gioconda – Leonardo Da Vinci – 1503/1514

La “Gioconda Isleworth” o “Earlier Mona Lisa” fa la sua comparsa presso il grande pubblico nel 2008, dopo la morte di Lady Elisabeth Meyer, compagna dal gallerista Harry F. Pulitzer che l’aveva acquistata nel 1962. Precedentemente Hugh Blaker l’aveva acquistata nel 1914 e custodita nel suo studio di Isleworth, da qui il nome.

Pare che  Harry F. Pulitzer ne abbia venduto il 25% a una società non ben identificata, mentre il resto fu ereditato dalla compagna, quindi è stata conservata in una banca svizzera fino alla morte della donna.

Al momento non si sa nemmeno chi siano i proprietari nascosti pare dietro società estere di vari livelli ma sembra che abbiano raggiunto lo scopo che si prefiggevano, ovvero di rendere a tutti gli effetti valida la paternità dell’opera di Leonardo Da Vinci.

Ma se gli esami hanno accertato l’autenticità della tela dipinta intorno al 1500, l’attribuzione al Da Vinci è ancora non concorde per alcuni degli studiosi più insigni.

 La “Gioconda Isleworth” o “Earlier Mona Lisa” in realtà è un quadro molto complesso che suscita dubbi, non tanto per la qualità dell’opera, finissima, quanto già per il supporto in tela, materiale che mai il Da Vinci ha usato. Oltre a questo, c’è da tenere presente che la donna ritratta, molto simile alla “Monna Lisa”, effettivamente sembra più giovane e potrebbe quindi essere non una copia ma una prima versione della stessa modella dipinta anni prima, da qui il nome di “Earlier Mona Lisa (prima di Monna Lisa)” . C’è poi l’enigma delle colonne.

Monna Lisa – Disegno di Raffaello

E’ stato per anni affermato che la vera “Monna Lisa” avesse ai lati due colonne, di cui si intravedono ancora le basi ma che furono tagliate, forse per uniformare il dipinto ad altri esposti o perché reputato migliore così, ma in realtà, anche se alcune copie dell’epoca (tra cui una particolarmente apprezzata di proprietà russa) e posteriori hanno effettivamente queste colonne, gli studi effettuati sull’originale non hanno riscontrato nessun taglio.

Insomma secondo una delle teorie accreditate, la nuova “Monna Lisa” potrebbe essere un primo ritratto della Lisa Gherardini in cui comparivano le colonne poi riprese da altri pittori, presenti perfino in un disegno-studio di un giovanissimo Raffaello. In seguito sarebbe stata dipinta la “Gioconda”. 

Ci sono poi alcuni documenti che dimostrerebbero la possibilità che ci fossero due ritratti di Monna Lisa di mano del Da Vinci, uno di questi sarebbe l’inventario fatto dal Salai alla morte di Leonardo.

Sull’autenticità permangono però molti dubbi. E’ un dato di fatto che tutto sembrerebbe incastrarsi a pennello, perfino la duplicità dello stesso soggetto, già presente nella produzione del Da Vinci in opere importanti come “La Vergine Delle Rocce“, “Sant’Anna“, “La Madonna Dei Fusi“, ma la “Gioconda Isleworth” o “Earlier Mona Lisa” non è in verità una copia, bensì un ritratto antecedente dello  stesso soggetto, cosa mai fatta. Se si pensa poi che la stessa Lisa Gherardini avrebbe posato a distanza di circa dieci anni nella stessa posa e con il solito vestito addosso, tutto questo è, al di là delle perizie tecniche, molto improbabile.

E’ stato infatti ipotizzato che se dovesse essere corretta la teoria per cui la modella di questa opera fu la stessa usata per “La Gioconda“, per la giovane età che ne traspare, dovrebbe essere stata dipinta almeno 10 anni prima.

La Gioconda Isleworth o Earlier Mona Lisa (particolare) – Attribuita a Leonardo Da Vinci – 1500 circa

E’ però un dato di fatto che l’opera, chiunque ne sia stato l’autore, è preziosa e ben eseguita, qualcuno dice al pari della “Gioconda“, in effetti gli incarnati sono dipinti con una raffinatezza impressionante, dove spiccano labbra più rosse, un’espressione più giovanile e ingenua, rafforzata dall’ovale della faccia più rotondo, gli occhi più chiari e dalla luce maestosa, che contrasta con il cupo vestito, la capigliatura più scura e la grezezza dello sfondo, talmente trascurato che sembra incompiuto. Isole di luce paiono in questa versione della “Monna Lisa” gli incarnati, persi nel fondo scuro e nel paesaggio accennato.

La Gioconda Isleworth o Earlier Mona Lisa (foto schiarita) – Attribuita a Leonardo Da Vinci – 1500 circa

 C’è lo stesso velo sul capo, la stessa posa, la stessa capigliatura, la stessa mancanza delle ciglia che dona al soggetto la luminosità caratteristica, ma schiarendo le foto che mostrano l’immagine annerita dal tempo, si nota che manca stranamente parte della sedia sulla destra, come parte del paesaggio, mentre sulla sinistra la parte in basso è simile ma si perde in rozze pennellate sullo sfondo. C’è poi l’abito, stranamente lo stesso a distanza di tempo, simile ma non uguale nei laboriosi ricami sul petto che diventa invece totalmente uguale nel disegno delle pieghe sugli avambracci, aumentando a dismisura le nostre perplessità: premesso che la modella sia stata fatta posare a distanza di tempo con lo stesso vestito, può il vestito prendere le identiche pieghe? Oppure il vestito della “Gioconda” è stato copiato in parte dalla  “Gioconda Isleworth”?

Perché il disegno delle pieghe delle maniche del vestito è identico, mentre quello dei veli sulla spalla è diverso? Perché prendersi la cura di dipingere perfettamente identiche le pieghe del vestito sugli avambracci quando il dito della mano appoggiata al bracciolo è palesemente in posizione diversa?  Guardando i due dipinti non riusciamo a fugare dubbi, non sulla qualità ma sulla autenticità visto le molte incongruenze logiche interne.

La Gioconda (particolare) – La Gioconda Isleworth (particolare)

 Considerando tutto questo, la più famosa “Gioconda” parrebbe un assemblato del ritratto della già dipinta modella più giovane “Gioconda Isleworth“, di cui è ricopiata fedelmente la posa e il disegno di solo una parte delle vesti, con una nuova posa della stessa modella o di una simile, senza tra l’altro significativi cambiamenti, che però talvolta si discosta nel disegno e quindi dipinta dal vivo anni dopo.

La Gioconda (particolare) – La Gioconda Isleworth (particolare)

A ciò si aggiungono i dubbi sulla attuale proprietà del dipinto. Sembra infatti che la “Gioconda Isleworth” o “Earlier Mona Lisa” sia stata venduta per il 25% alla attuale società che ne detiene la proprietà e che la stessa  ne abbia acquistato il restante alla morte della compagna di Pulitzer, ma non è chiaro come. E’ invece certo che nel 1922 il quadro già in Italia, fu spostato in un caveau della Svizzera, in questo caso è possibile che l’uscita dall’Italia sia stata illegale perché già di attribuzione leonardesca e che lo Stato Italiano ne possa chiedere quindi la proprietà.

La “Gioconda Isleworth” con tutti i suoi enigmi ancora irrisolti, di diritto va ad infoltire quelli che sono i misteri leonardeschi, ad aumentare leggende, brandelli di storia, non ultima quella dell’ubicazione della ritratta Lisa di cui anche in questo quadro potrebbero esserci indizi sullo sfondo.    

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