In quest’articolo vogliamo attingere ancora una volta a quella miniera, quel pozzo senza fondo che è la storia, la vita e l’opera di Leonardo Da Vinci e dei suoi allievi per parlarvi di enigmi, curiosità e misteri ancora tutti da svelare.
Tra i tanti, abbiamo scelto di scrivere della “Gioconda Nuda” o “Monna Vanna”, ritratto di 72,5x54cm eseguito intorno al 1500, attualmente in una collezione privata svizzera .
Il dipinto ricorda nelle fattezze, nell’atteggiamento e nel paesaggio la più celebre “Gioconda” di Leonardo, anche se è parere comune che sia di qualità più scadente. Si distingue per la caratteristica di mostrare il petto nudo.
La datazione incerta fa sì che l’attribuzione sia difficile ma è sicuramente frutto della scuola del Da Vinci, probabilmente di uno degli allievi prediletti, Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai (1480-1524).
Personaggio romanzesco dai risvolti oscuri e la vita piena di eventi, il Caprotti fu fin da giovinetto, ribattezzato “Salai” (contrazione della parola “saladino” con il quale poteva essere indicato il diavolo) forse dallo stesso Leonardo, per la sua condotta scapestrata e per le sue malefatte.
All’età di 10 anni era presso la bottega di Leonardo a Milano, dove, non solo studiò pittura ma anche divenne allievo e forse amante prediletto del maestro. Molti aneddoti, racconti e scritti sono stati vagliati per accertare questi fatti. E’ sicuro che per un lungo periodo il Salai seguì Leonardo ovunque, poi se ne distaccò fino a ricomparire dopo la morte, al momento della lettura del suo testamento. La maggior parte dei beni fu ereditata dall’altro allievo prediletto rimastogli accanto fino alla fine, Bernardino Luini, ma il Salai ereditò comunque diversi quadri di Leonardo e metà della casa dove già abitavano i suoi genitori. Morì si dice, per una fucilata accidentale ma probabilmente perché fu coinvolto in una rissa.
Del Salai sono più famose le gesta che le opere, rispetto agli altri allievi di Leonardo. Raccontano le cronache che era molto bello, dai lineamenti così fini che il Da Vinci lo usò come modello per varie opere, addirittura per la rappresentazione di figure femminili. E’ certo che posò per il “San Giovanni Battista ” del 1513 e pare che gli prestò il volto anche nell’immensa opera del refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, “L’Ultima Cena” del 1498 ma non solo, c’è chi sostiene forse non a torto, che lo stesso volto della “Gioconda” sia stato quello del Salai in posa di donna.
Ci sono effettivamente delle analogie fisiognomiche. Se si confrontano i volti dei giovani e delle donne nelle opere del Da Vinci, notiamo in tutti una certa somiglianza, come è normale che sia nella produzione di ogni pittore, però la stessa analogia si trova anche nel ritratto di scuola leonardesca del 1503, il cui soggetto è appunto il Salai.
Il naso fine e allungato, gli zigomi sporgenti, il mento a punta, le sopracciglia aperte, il sorriso malizioso che rivela le fossette ai lati della bocca, sono infatti le caratteristiche dei volti leonardeschi ma anche di quello del Salai.
Non esistono opere a firma Salai, ogni sua attribuzione è dubbia e controbattuta, sappiamo per certo che spesso Leonardo rimaneggiava le opere degli allievi soprattutto di quelli prediletti. A complicare il mistero delle attribuzioni c’è anche un tale “Salaino” a cui sono state attribuite varie tele del periodo, fino a quando si è notato che Salai e Salaino potrebbero essere la stessa persona.
La personalità scriteriata del Salai risalta anche in alcuni “scherzi” su carta, come il suo ritratto a carboncino con membro eretto attribuito a Leonardo. Anche qui, oltre all’attribuzione dubbia ma sicuramente di scuola leonardesca, c’è da verificare quale sia la parte disegnata da Leonardo e quale quella aggiunta forse dal Salai in un secondo momento.
Non è quindi difficile pensare che tra le diverse versioni di “Gioconda nuda”, ce ne fosse una del Salai o di suo progetto (pare anche questa ritoccata in vari punti dalla mano di Leonardo).
La “Gioconda Nuda” è posteriore o precedente alla più famosa “Gioconda” ?
Gli esami lasciano ampi margini di datazione, in più, c’è un disegno attribuito a Leonardo in cui la “Gioconda Nuda” è perfettamente rappresentata, ma anche di quest’opera non si ha datazione certa. E’ insomma probabile che la “Gioconda Nuda” attribuita al Salai, sia stata dipinta su disegno di Leonardo, forse addirittura prima di quella vestita.
C’è inoltre la leggenda, non si sa quanto fondata, che ancora precedentemente, Leonardo avesse dipinto una “Gioconda Nuda”, di cui pare sia rimasta solo una foto in bianco e nero. Sul medaglione del dipinto ci sarebbe stata la firma del Da Vinci e la data antecedente il 1500.
Di sicuro c’è che la “Gioconda Nuda” fu dipinta intorno al 1500, il suo volto può assomigliare a quello del Salai, del resto anche tutto il corpo, le braccia, il collo taurino e le spalle robuste, fanno pensare ad un modello mascolino, più di quello disegnato nella stessa posa da Leonardo. Discutibile è il seno, mentre particolarmente delicate risultano le mani, aggraziate, soffici, particolareggiate all’eccesso.
Lo sfondo è trattato con la tecnica dello “sfumato leonardesco” per far risaltare la profondità del paesaggio alpino, simile nei colori a quello della “Gioconda“, ma diverso nel disegno e meno lavorato. Il quadro, che ha le stesse misure della parente pudica, risulta nel complesso altalenante per quello che riguarda il virtuosismo pittorico e giustamente è stato reputato collaborazione di più mani.
Ci si nota comunque nell’insieme, una gradevole qualità. Poco curato nello sfondo, assolutamente progettato in maniera diverso dai quadri del Da Vinci, risalta soprattutto per la testa troppo piccola, sproporzionata o allungata rispetto al resto del corpo più corpulento, come se le due parti fossero state dipinte separatamente e prese da modelli diversi. Infatti, se si osserva solo il corpo, non si ha la forte sensazione di mascolinità, ma una certa coerenza anatomica, mentre la testa troppo piccola, che di per sé è alfine ben dipinta, sormontata su tale corpo lo rende sgraziato e appunto mascolino. Si potrebbe per questo azzardare la fantasiosa ipotesi che il Salai, abbia prima ritratto una modella e poi il suo volto in un fotomontaggio pittorico non del tutto riuscito.