L’ironia di Yoan Capote

L’ironia di Yoan Capote

Yoan Capote – Nostalgia – 2004

Simbolico, metaforico, ironico, Yoan Capote è un artista cubano classe 1977. Irriverente e provocatorio ha contribuito ad alimentare quella branca dell’Arte Contemporanea che si nutre di trovate ad effetto, che spesso mostra oggetti e idee impensabili, che anche se tendenzialmente inutili, però solleticano la nostra intelligenza, per la semplicità con cui sono realizzate e i significati reconditi o forse palesi che con così poco ci rivelano. Capote spazia dalla pittura alla scultura, all’assemblaggio alla Land Art.

Così è l’opera “Nostalgia” del 2004, una normale valigia da viaggio che nasconde però al suo interno una porzione di muro. Simbolica e ironica se si pensa che i muri servono spesso per intrappolare e i viaggi per evadere e spostarsi. L’opera è così assurda che si presta alle più svariate interpretazioni, tra le quali la rappresentazione di chi, pure viaggiando per chissà dove, si porta dietro un pezzo di casa.

Altrettanto interessante è il labirinto percorribile ricavato nel verde a forma di cervello, rappresentazione della complessità del pensiero umano, ma anche degli intrecci neuronali che sono i primi conduttori attraverso cui passano le informazioni da elaborare.

Yoan Capote – Racional

 Dall’ironico titolo “Racional” è la scultura di un busto simile a quelli marmorei, incompleti, scolpiti in epoca romana e rinvenuti nei secoli passati. La sua caratteristica è quella di porre in evidenza una peculiarità che si dice sia tipica dell’essere umano maschio, ovvero l’anteporre l’istinto sessuale all’intelletto .

Yoan capote – Romance – 2006

Romance” del 2006 è invece un interessante oggetto di design che forse potrebbe rivelarsi al di là del nome, molto utile, in caso di pioggia e scarsità di ombrelli. Capote invece si concentra sulla dolcezza che ha l’immagine di una coppia sotto lo stesso ombrello e per facilitarla, ne costruisce uno più grande e con due manici.

Yoan Capote – Migranti – 2006

Tra le sue molte opere infine citiamo “Migranti” del 2013. Capote ne dà la sua visione e se li figura così, sani alberi alti e dritti con fogliame a carico ma che al posto delle radici ancorate al terreno, hanno scarpe, stivali per viaggiare e li ritrae in un ipotetico momento di riposo.       

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