Michelangelo Pistoletto – La Venere Degli Stracci – 1967

Michelangelo Pistoletto – La Venere Degli Stracci – 1967

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Michelangelo Pistoletto – La Venere Degli Stracci – 1967

Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Scultore, pittore, è uno degli esponenti di spicco, tra i più conosciuti nel mondo, di quella che fu definita ”Arte Povera”, forse l’ultimo movimento artistico italiano conosciuto a livello mondiale. Povera, non certo di contenuti ma così denominata perché solitamente realizzata con materiale di uso comune, organico, scarti assemblati.

Pistoletto si spinge alla ricerca di una tridimensionalità che come Fontana, Bonalumi, Castellani e tutti gli aderenti al “Movimento Spazialista”, vede introvabile nella tela. Si rifugia nell’inganno dello specchio per risolvere la questione, ma apre la porta ad una serie di problemi che caratterizzeranno tutta la sua produzione. Pistoletto diventa in breve tempo riconoscibile come artista dalle basi che affondano nell’”Arte Concettuale”, i suoi lavori vanno oltre una percezione immediata e sono pregni di significati molteplici, spesso ancora racchiusi in aure di mistero che penetrano nell’animo a causa di una particolare sensazione indescrivibile, irrazionale, inspiegabile.

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Michelangelo Pistoletto – Dietrofront – 1984

La Venere Degli Stracci”, scultura o forse meglio dire istallazione, del 1967, è una delle sue opere più conosciute, nonostante le sue sculture siano molto poche in confronto alla serie degli specchi.

Come l’altra enigmatica, grande scultura “Dietrofront”alta più di 6 metri sita in Porta Romana a Firenze, “La Venere Degli Stracci”, visibile alla Tate Modern di Londra, resta misteriosa, interpretabile in una molteplicità di modi, di cui si ha sempre la sensazione di averne tralasciato qualcuno e di non averne mai colto pienamente il significato.

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Michelangelo Pistoletto – Venere Dorata – 1978

Dello stesso soggetto, esistono tre versioni successive: collezione Di Bernardo, collezione Giuliana e Tommaso Setari, ex collezione Galerie Tanit di Monaco e la prima, di proprietà dell’artista, custodita nella Fondazione Pistoletto a Biella. Nel 1978, Pistoletto propose la “Venere Dorata“, del tutto simile alle altre ma dalla superficie ricoperta di color oro.

L’opera è stata costruita prendendo un calco della “Venere Con Mela” di Bertel Thorvaldsen (1770-1844), scultore danese esponente del Neoclassicismo che in uno dei molti viaggi in Italia, dette anche vita alla bellissima “Tomba di Pio VII Chiaramonti” nella Basilica di San Pietro finita nel 1830.

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Venere Con Mela – Bertel Thorvaldsen – 1805

Il calco della “Venere Con Mela” dalle forme classicheggianti, fu acquistato da Pistoletto e posto in una istallazione in posizione particolare: girata, la Venere mostra la schiena, leggermente reclinata, con il collo piegato, le mani sporgenti in avanti che sembrano affondare in una montagna di stracci multicolori posta davanti a lei. L’insieme dei panni ammucchiati ha la forma di un igloo.

A metà degli anni ’60 l’igloo era una forma geometrica resa celebre da un altro grande artista incastonato da sempre nel movimento dell’“Arte Povera” : Mario Merz. Gli igloo di Merz, realizzati in strutture metalliche e vetro o ricoperti da materiale organico come pelli, fango o pietre, erano il simbolo di una occupazione spaziale, un universo protetto dove la materia metafisica artistica poteva trovare posto.

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Mario Merz – Igloo Ticino – 1990

Certamente influenzato da tale forma e concetto, Pistoletto ne fece uno di stracci, non vuoto al suo interno come quelli di Merz ma ricavato dall’accumulazione di vestiti dai diversi colori. Il concetto di straccio, oggetto non inutile ma solitamente sporco, logoro, se non da buttare ad un passo dal pattume o usato per i lavori più umili, crea, nell’accostamento ad una Venere classica, un forte contrasto che già incuriosisce ed esalta la presenza metafisica dell’uno e dell’altra.

La prima cosa che colpisce è la vitalità, la insospettabile bellezza che esplode dall’insieme di stracci accostato all’ideale di bellezza femminile, eleganza, sensualità incarnato da Venere. La candida forma aggraziata della dea esalta i colori, incurante del fatto che possano appartenere a stracci o capi di lusso e l’insieme è inaspettatamente magnifico.
Come Pistoletto sia riuscito a comprendere questo paradosso, non è noto, è certo che la composizione ottenuta può oscurare per qualità estetica, molte altre di cui la preziosità dei componenti è molto più alta.

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Michelangelo Pistoletto – Frattali – 1999/200

Analizzato il primo elemento che salta agli occhi, c’è da comprendere il significato della posa e la studiata scelta della Venere di Thorvaldsen del 1805 visibile al Louvre. E’ perfetto l’incastonarsi della Venere nel mucchio di stracci giacchè anche la scultura presenta un panneggio più evidente nella parte posteriore. La Venere risulta così dall’aria indaffarata, il ginocchio piegato, china, forse intenta nel cercare, immersa fino agli avambracci, nel mucchio di stracci destinati ad umili usi, qualcosa che ha perduto, forse una gonna, forse una maglietta, forse un vestito gettato da lei o da altri nel mucchio per sbaglio e nel far questo, illumina a giorno tutto il cumolo, di una luce calda, preziosa, emotivamente carica.

Allegoria di fasi esistenziali, L’Arte ci parla, parla del nostro tempo, del tempo in cui un’opera è stata ideata. “La Venere Degli Stracci” nasce nella seconda metà degli anni ’60, periodo di contestazioni, crescenti ideologie, rimpasti sociali ed è opera testimone di quel bisogno di rimescolare le carte, in un contesto di mobilità sociale in cui si ricercava nello strato più basso del sistema, qualcosa che invece era risorsa e che mancava perfino ad una dea.

Questa è l’Arte contemporanea, questo è Michelangelo Pistoletto, genio.

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Michelangelo Pistoletto – Gianna Nannini, Porta Bianca – 2007

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